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domenica 4 novembre 2007

IL MIGLIO VERDE
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Il Miglio Verde
di Frank Darabont
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Stephen King è uno degli scrittori horror più famosi del panorama letterario contemporaneo, ma, al di là del genere specifico, è uno straordinario “narratore” capace di dipingere anche scenari che esplorano l’animo umano nella sua “normalità” e nella sua straordinaria capacità di “amare”.
Il Miglio Verde è un romanzo di Stephen King pubblicato nel 1996. King decise di pubblicare la storia sotto forma di serie, un po’ sullo stile dei romanzi di Dickens, basandosi sul concetto di serial. La prima edizione era formata da sei piccoli libri tascabili.
Dopo la sua prima edizione, che conteneva una sezione dove il narratore parla direttamente al lettore, il romanzo è stato ripubblicato come volume singolo, in cui l’introduzione fu modificata. Il romanzo non fu mai modificato nel suo contenuto.
Nel 1999 è stato adattato per il grande schermo dal regista Frank Darabont nella pellicola omonima che vedeva come protagonisti principali Tom Hanks, nel ruolo della guardia carceraria Paul Edgecombe, e da Michael Clarke Duncan, nei panni del condannato a morte John Coffey.
Frank Darabont aveva già diretto film come “Le ali della libertà”, e pellicole minori come “Nightmare 3”, “Blob - Il fluido che uccide”, “La mosca 2”, ma con “Il Miglio Verde”, ha mostrato un talento indiscutibile.
"Il miglio verde" è il soprannome del braccio della morte del carcere statale. Corridoi simili sono presenti in altre prigioni e vengono soprannominati "l'ultimo miglio". Il linoleum che ricopre il pavimento del corridoio è verde, da qui il "miglio verde".
La storia è ambientata in Louisiana, negli anni trenta (il libro nel 1932 ed il film nel 1935), ma c'è anche uno scorcio in cui Paul Edgecombe, la guardia carceraria interpretata da Hanks, è mostrato nel periodo della sua vecchiaia, intento a raccontare ed esorcizzare i fantasmi del suo passato condividendo la sua storia con un'anziana amica.
Tutta la storia non è altro che il racconto del capo delle guardie, Paul Edgecombe (Tom Hanks). La vita di Edgecombe subisce un profondo cambiamento, dall’arrivo nel miglio verde di un nuovo, enorme, inquilino: John Coffey, condannato per violenza carnale ed omicidio nei confronti di due bambine. Andrà sulla sedia elettrica, così come gli altri tre prigionieri del braccio. Ma lui è diverso dagli altri, è enorme, ma buono, e soprattutto lui ha un dono: “guarisce”.
Leggendo altri pareri e recensioni, ho trovato conforto all’idea che mi sono fatto io stesso del film: non si tratta di un film di condanna o esaltazione della pena di morte, ma di una storia incentrata su un uomo dotato di uno straordinario senso dell’amore, che lo rende soprannaturale, staccato dalle regole umane comuni…. e, forse per questo, detentore di straordinarie capacità di guarigione nei confronti dei propri simili. Un essere umano che si fa carico delle pene e del dolore altrui, come unico mezzo per sopravviere egli stesso… perché quella sembra essere il suo unico scopo.
In tutto questo, il ragionare sulla giustizia o meno della “pena di morte”, diventa un argomento su cui ogni spettatore può interrogarsi, a prescindere dalla trama del film….

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1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao Maurizio,
sono arrivata anche qui, non che pima non avevo visto,ma mi sto soffermando solo ora,e ti dico che hai fatto una buona recensione al film,e soprattutto la riflessione finale, sulla pena di morte.
ciao e grazie