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martedì 30 dicembre 2008

BUON ANNO


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Un anno che se ne va, un anno di sconfitte, vittorie, dolori, gioie, progetti per il futuro e consuntivi per il passato, amori iniziati, amori finiti... io voglio guardare avanti, comunque... e aspettarmi il meglio, anche quando le circostanze mi promettono il peggio, non voglio rinunciare ai miei sogni, anche quando le circostanze vorrebbero strapparmeli, e voglio continuare a credere all'amore, anche quando io stesso e il mondo che mi circonda mi vorrebbero dimostrare che non è più il caso di crederci.... non so se ci riuscirò, ma ci provo...
Un augurio sincero a tutti voi.... che sia un anno di vittorie e gioia, al di sopra di ogni sconfitta e dolore...
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Maurizio

sabato 27 dicembre 2008

LA LIBERTA' DI GABER

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Vorrei essere libero, libero come un uomo.
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Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.
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La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
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Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.
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La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
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Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.
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La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
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Giorgio Gaber

mercoledì 24 dicembre 2008

BUON NATALE


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Buon Natale, Merry Christmas, Joyeux Noel, Feliz Navidad, Boas Festas e Feliz Ano Novo, Feliz Natal, Fröhliche Weihnachten, Gesëende Kersfees, Gezur Krislinjden, Idah Saidan Wa Sanah Jadidah, Shenoraavor Nor Dari yev Pari Gaghand, Tezze Iliniz Yahsi Olsun, Selamat Hari Natal, Zorionak eta Urte Berri On, Shuvo Naba Barsha, Vesele Vanoce, Nedeleg laouen na bloavezh mat, Tchestita Koleda; Tchestito Rojdestvo Hristovo, Bon Nadal i un Bon Any Nou, Prejeme Vam Vesele Vanoce a stastny Novy Rok, Yukpa, Nitak Hollo Chito, Gun Tso Sun Tan'Gung Haw Sun, Kung His Hsin Nien bing Chu Shen Tan, Subha nath thalak Vewa. Subha Aluth Awrudhak Vewa, Sung Tan Chuk Ha, Sretan Bozic, Glædelig Jul, Jutdlime pivdluarit ukiortame pivdluaritlo, Gajan Kristnaskon, Ruumsaid juulup|hi, Cristmas-e-shoma mobarak bashad, Zalig Kerstfeest en Gelukkig nieuw jaar, Maligayan Pasko, Hyvaa joulua, Noflike Krystdagen en in protte Lok en Seine yn it Nije Jier, Nollaig chridheil huibh, Nollaig chridheil agus Bliadhna mhath ùr, Nadolig Llawen, Shinnen omedeto. Kurisumasu Omedeto, Kala Christouyenna, En frehlicher Grischtdaag un en hallich Nei Yaahr, Barka da Kirsimatikuma Barka da Sabuwar Shekara, Mele Kalikimaka, Shub Naya Baras, Selamat Hari Natal, Idah Saidan Wa Sanah Jadidah, Ojenyunyat Sungwiyadeson honungradon nagwutut. Ojenyunyat osrasay, Gledileg Jol, Nollick ghennal as blein vie noa, Prieci'gus Ziemsve'tkus un Laimi'gu Jauno Gadu, Linksmu Kaledu, Sreken Bozhik, LL Milied Lt-tajjeb, Meri Kirihimete, Merry Keshmish, God Jul, or Gledelig Jul, Pulit nadal e bona annado, Vrolijk Kerstfeest en een Gelukkig Nieuwjaar, Bikpela hamamas blong dispela Krismas na Nupela yia i go long yu, Wesolych Swiat Bozego Narodzenia or Boze Narodzenie, Mata-Ki-Te-Rangi. Te-Pito-O-Te-Henua, Sarbatori vesele, Pozdrevlyayu s prazdnikom Rozhdestva is Novim Godom, La Maunia Le Kilisimasi Ma Le Tausaga Fou, Bonu nadale e prosperu annu nou, Hristos se rodi, Sretan Bozic, Vesele vianoce, Vesele Bozicne, Screcno Novo Leto, God Jul and (Och) Ett Gott Nytt År, Sawadee Pee Mai, Noeliniz Ve Yeni Yiliniz Kutlu Olsun, Srozhdestvom Kristovym, Kellemes Karacsonyi unnepeket, Naya Saal Mubarak Ho, Chung Mung Giang Sinh, E ku odun, e ku iye'dun!
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Grazie a tutti voi ed un augurio sincero....

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mercoledì 17 dicembre 2008

SE IL TUO CORPO POTESSE PARLARE


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Quando ci rapportiamo ad un’altra persona, ci possiamo sentire “in sintonia”, oppure avvertire uno strano senso di “disagio”, “distacco” e “diffidenza”.
Possiamo attribuire le sensazioni “positive” a una naturale “predisposizione” e “empatia”, e quelle negative ad una naturale “antipatia”.
Sembrerebbe che, in realtà, nei rapporti umani molto sia affidato alla cosiddetta “COMUNICAZIONE NON VERBALE”, cioè quella legata a tutto ciò che prescinde dall’espressione dei concetti con “parole” (gesti, espressioni del viso, postura del corpo, tono della voce, etc.). Sarebbero proprio questi “messaggi” a determinare le nostre reazioni e il nostro grado di coinvolgimento in quella “relazione”. Diversi studi hanno dimostrato che di tutte le informazioni che ci si scambia durante un discorso un buon 50-60% è rapportabile al tono della voce ed al linguaggio del corpo.
La comunicazione non verbale può “avvalorare” determinate manifestazioni ed affermazioni verbali oppure “demolirle”. Se, ad esempio, un nostro collega di lavoro, in un momento particolarmente “negativo” per noi, ci si avvicina e ci esprime “a parole” tutto il suo dispiacere per le nostre difficoltà, ma col corpo manifesta “espressioni” che non coincidono con quanto sta affermando, noi inconsciamente percepiremo questo “conflitto”.
In pratica se esprimiamo a parole qualcosa in cui non crediamo realmente, la cosa, anche se inconsciamente, verrà manifestata e, quindi, percepita.
Chiaramente, un approccio equilibrato a questo “aspetto” della comunicazione presuppone che non si possa valutare adeguatamente una persona “esclusivamente” da un singolo gesto. E’ come quando diciamo che una parola può non avere alcun senso se “estrapolata” rispetto ad un intero discorso; allo stesso modo un singolo gesto non è sufficiente a “etichettare” una persona.
Qui parliamo di un approccio nel quale è inutile improvvisarsi “esperti”, perché ci sono relazioni tra comunicazione verbale e comunicazione non verbale che sfuggono anche ai cosiddetti “addetti ai lavori”. In questo “disquisire” si vuole solo affrontare dal punto di vista generale un aspetto dell’espressività umana, “curiosando” sull’argomento.
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Possiamo considerare alcuni elementi utili a comprendere meglio il significato e le manifestazioni quotidiane del “linguaggio non verbale”:
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Tra le ESPRESSIONI DEL VOLTO ce ne sono alcune (ad es. quelle che esprimono gioia, rabbia, tristezza, sorpresa, paura, vergogna, repulsione, disprezzo) che sono innate, e sono comuni alla maggior parte degli esseri umani (non variano da individuo a individuo, né tra razze diverse). Altri gesti, invece, vengono acquisiti, cioè li impariamo “imitandoli”.
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La “predisposizione” di una persona ad “avvicinarsi” ad un’altra può essere misurata anche attraverso l’osservazione del cosiddetto “EFFETTO SPECCHIO” o, come dicono gli anglosassoni “MIRRORING”. Non è altro che l’inconscia propensione a “specchiarsi l’una nell’altra” che si instaura tra due persone che si piacciono. In pratica se una persona vuole “avvicinarsi” a noi, farà “eco” ai nostri gesti (io mi gratto il naso lei/lui si gratta il naso, io mi passo la mano tra i capelli, lei/lui si passa la mano tra i capelli). Però attenzione, se subito dopo aver fatto da “specchio” ai nostri gesti si allontana (as es. se siamo su un divano si tira indietro rispetto a noi, o se siamo su due sedie, allontana la sua sedia rispetto alla nostra) vuol dire non è interessata/o a noi.
Questo vale sia quando parliamo di “attrazione fisica” e “coinvolgimento sentimentale” cioè allorquando si instaura il “gioco della seduzione”, che in situazioni in cui si può parlare solo di rapporti di amicizia o di lavoro.
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Una situazione in cui si scatena un conflitto tangibile alla percezione dell’”osservatore” è quella rappresentata dalla “BUGIA”. Durante il “racconto” di una bugia una persona può “MENTIRE verbalmente” ma con grande difficoltà riesce a farlo con il linguaggio “non verbale”. Lo stress che si libera in tale frangente si trasforma spesso in gesti insicuri, e piccoli segnali incontrollabili (inarcare il sopracciglio, arrossire, sudare, eseguire movimenti nervosi con le dita e con le mani, etc.) che “comunicano” all'osservatore il “conflitto” in atto. In tutto questo pensiamo al fatto che ci sono persone che, per lavoro e, quindi, per necessità imposta, devono imparare a “mentire”. Basti pensare a politici, attori, rappresentanti, venditori. In tal caso la persona educa il proprio corpo a trasmettere ed utilizzare in un certo modo il suo “linguaggio”.
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Sembrerebbe, poi, che le cose cambino a seconda della posizione sociale e dell’età delle persone. Con l’acquisizione di una posizione di POTERE e con l’avanzare dell’ETA' la gestualità tenderebbe all’”essenziale”. In pratica maggiore è il potere o l’età più “limitati” e “misurati” saranno i gesti. Meno potere o minore età invece, andrebbero di pari passo con una maggiore “espressività” del corpo.
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Altro elemento condizionante il linguaggio non verbale è la “CONDIZIONE FISICA” della persona, e la sua “PERCEZIONE DI SE STESSO”. Quando stiamo bene con noi stessi, tutto il nostro corpo è fisiologicamente predisposto a inviare agli altri segnali positivi, di “apertura”.
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Anche la nostra PERSONALITA' può porre limiti e condizionare l’espressività del nostro corpo. Pensiamo alle persone timide che, spesso, vengono giudicate per ciò che realmente NON SONO, proprio a causa dei segnali di “chiusura” che, a causa della loro TIMIDEZZA, mandano agli altri. Esiste anche una forma di timidezza, definita “cronica”, che poco ha a che fare con la timidezza come tratto “caratteriale”. La timidezza cronica può portare la persona ad isolarsi dal resto della società… e spesso si associa a gravi forme di depressione e di fobia.
Spesso le persone timide sono persone molto “sensibili”, ma i loro atteggiamenti, quali l’evitare di esporsi in pubblico o in un “gruppo” di persone, la difficoltà di esprimere la propria opinione davanti agli altri, la difficoltà di sostenere a lungo un contatto “visivo” con gli altri, il parlare con voce sommessa e in modo frettoloso, il mantenersi a “distanza”, sono tutti “gesti” che possono essere fraintesi e interpretati come sintomi di “superbia” e “disprezzo”. La persona timida che viene etichettata come “asociale” o “antipatica”, percependo questo “giudizio” da parte degli altri, tenderà ad isolarsi ulteriormente.
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Insomma, se ci soffermiamo a pensare a quanto possiamo dire e quanto possiamo “percepire” dagli altri attraverso il linguaggio del corpo, potremmo trarne vantaggio, non tanto per “smascherare” i bugiardi cronici, o i falsi “adulatori” o i “lupi travestiti da agnello”, ma più che altro, per comprendere e migliorare situazioni che, ingiustamente, possono limitare ciascuno di noi nei rapporti umani, e anche nella “percezione di se stessi”…
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Naturalmente, senza prendere tutto troppo sul serio, ma applicando quel pizzico di ironia che ci permette di dare ad ogni cosa il giusto peso…

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venerdì 12 dicembre 2008

BELLA...


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Bella,
come nella pietra fresca della sorgente,
l’acqua apre un ampio arco di spuma, così è il sorriso sul tuo volto.
Bella,
di fini mani e di piccoli piedi come un cavallino d’argento che corre,
fiore del mondo, così ti vedo.
Bella,
con un nido di rame intrecciato sulla testa,
un nido color di miele e di ombra dove il mio cuore riposa e brucia.
Bella,
gli occhi non li contiene il tuo volto, non li contiene la terra.
Ci sono paesi e fiumi nei tuoi occhi,
c’è la mia patria nei tuoi occhi, e io vi cammino.
Danno luce al mondo dove io cammino.
Bella,
i tuoi seni sono come due pani fatti di terra,
grano e luna d’oro.
Bella,
la tua vita l’ha scolpita il mio braccio
come un fiume che sia passato mille anni per il tuo dolce corpo.
Bella,
non esiste nulla come i tuoi fianchi;
forse la terra possiede in qualche luogo nascosto la forma ed il profumo del tuo corpo,
forse, in qualche luogo.
Bella, mia bella,
la tua voce, la tua pelle, le tue unghie,
bella, mia bella,
La tua essenza, la tua luce, la tua ombra,
bella,
tutto questo è mio,
tu sei mia,
quando cammini o riposi,
quando canti o dormi,
quando soffri o sogni,
sempre,
quando sei vicina o lontana,
sei mia…sempre.

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Pablo Neruda

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martedì 9 dicembre 2008

DELL'AMICIZIA E DELL'ADOLESCENZA...


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Entriamo nel ristorante, una trattoria più che altro, a due passi dal porto, dove si mangia pesce come lo sanno cucinare solo nella nostra città.
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Ci siamo incontrati un’ora prima, il tempo di scambiare qualche battuta, prenderci in giro come al solito, come quattro adolescenti che finalmente hanno lasciato i libri su cui svogliatamente hanno trascorso il pomeriggio.
Massimo vuole andare in un agriturismo ad una trentina di chilometri da Bari…. per mangiare la “carne buona” e bere quel rosso fatto in casa che a berlo ti sembra che non esista altro vino degno di essere chiamato con quel nome.
Alla fine decidiamo per la trattoria, che già il nome richiama la degustazione che ci aspetta…. Francesco dice che è meglio non allontanarci, così ci godiamo la serata senza poi doverci preoccupare di affrontare altri 30 chimoletri per tornare a casa… Francesco sei un rompicoglioni – tuona Massimo – e tra uno spintone e qualche insulto bonario (non nei termini ma nella sostanza)…. ci avviamo….
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Dove ci sediamo?
Dai lì in fondo…. Ma non hai prenotato?
Ma se lo abbiamo deciso adesso come facevo a prenotare, ma lo vedi che sei stronzo?

Continuano a punzecchiarsi… alla fine interveniamo io ed Emilio, quasi in coro… non é che siete cambiati molto voi due rispetto al liceo eh?
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Ecco il cameriere, un’omino tutta pancia, naso rosso alla geppetto e pochi capelli tirati indietro….
Buonasera, un tavolo per quattro… è possibile? Magari quello là, in fondo alla sala.
Dottò, quello sta già prenotato… se mi chiamavate anche stamattina era più semplice, comunque uno ci sta, dietro, sulla verandina, va bene?
Va bene, va bene…. Va benissimo.

Ci sediamo….
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Mi immergo in quell’atmosfera… una serata tra amici, che avrà di speciale? Quattro amici che hanno condiviso l’adolescenza, e poi il lavoro, e poi, e poi…. E poi l’amicizia… quella che va oltre i matrimoni, le delusioni, le mazzate della vita… e tanto altro ancora….
Una serata tra amici…. così diversi e così uguali….
Massimo…. carattere di merda, perché questa è la definizione giusta, medico, lavora per il tribunale, e fa anche il medico competente per alcune aziende, per la sorveglianza sanitaria.... è un testardo cronico…. nelle giornate “storte” è capace di fanculizzare le persone per qualsiasi cosa, anche il semplice saluto. Gli piacciono le donne (non che a noi non piacciano, ma lui da l’impressione di volerci provare con tutte quelle che passano nel raggio di un chilometro), e per questo ne ha fatte di cazzate, e spesso gli amici hanno cercato di farlo ragionare… senza risultato. Si è talmente applicato per mandare a puttane il suo matrimonio che, alla fine, ci è riuscito.
Francesco…. medico di base, l’amicone, il grande saggio, ma anche l’eterno bambino. Chi lo incontra, inizialmente, ha la sensazione che sia uno di quelli che non ti sarà mai, che dico “amico”, ma nemmeno “conoscente” …. E invece la sua è solo diffidenza e timidezza, e chi lo conosce bene è pienamente consapevole della sua capacità di donarsi come pochi, che traspare anche dal suo modo di portare avanti il suo lavoro e dalla dedizione assoluta a sua moglie ed ai due bambini.
Emilio…. l’avvocato, lavora nello studio legale del padre, grande cuore, ma da anni ormai “non si lascia più coinvolgere troppo dagli affetti”, forse per via di delusioni mai metabolizzate del tutto. Vita familiare apparentemente tranquilla, oggi… della serie “forse mia moglie mi tradisce, ma meglio far finta di niente”. Ha cercato di reagire alla vita, ma alla fine ha deciso che era meglio trovare un “compromesso”
E infine…. eccomi…. sposato, una figlia di dieci anni… che adoro. Negli anni del liceo mi chiamavano la “coscienza” del gruppo… ma non era coscienza la mia, era paura di deludere, e col tempo l’ho capito ed ho cercato di farne tesoro; medico anch’io, ma con vocazione per l’esibizionismo, così mi dicono, e forse hanno ragione, anche se, mi chiedo, come può uno che ha sofferto di “timidezza patologica” celare una tale vocazione esibizionista?
Eppure ora siamo qua, a immergere le nostre diversità nella condivisione di un’amicizia che ha retto alle intemperie ed ai nostri parziali fallimenti…. ma che ha anche goduto dei nostri trionfi, quei trionfi che, anche quando erano piccole cose, li abbiamo fatti diventare come la vittoria dell’Italia ai mondiali….
Magia dell’amicizia e di quell’adolescenza di cui, in alcuni momenti, proprio non riusciamo a liberarci, che rivive in quattro quarantenni che non hanno niente di meglio da fare che riunirsi ogni tanto per parlare ancora di donne, di filosofia spicciola, e per prendersi in giro, piangersi addosso, o piangere sulla spalla dell’altro…. e che, in fin dei conti, non chiedono molto dalla vita, se non poter continuare a godere anche di questi momenti….
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Ti ricordi Emilio? Ti ricordi di quella volta che mi hai chiamato alle tre di notte? Che ti ho bestemmiato in turco? E poi mi sono fermato quando ti ho sentito che, con voce “rotta”, mi dicevi “se n’è andata”… se n’era andata…. ed aveva portato i bambini con sé…. Pensi che queste cose accadano solo nei film, e invece accadono anche nella realtà… e anche se succedono ad un amico, è come se il protagonista fossi tu.
E dopo poco ci siamo ritrovati a casa tua, in silenzio, io e Francesco che guardavamo il pavimento…. la stanza era nascosta dal fumo denso delle sigarette. Tu spalmato sul divano, con gli occhi chiusi… E siamo rimasti così per un’ora… poi io sono andato a casa, Francesco è rimasto da te….
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E chi ce le toglie a noi quattro ‘ste cose? Chi ce le toglie? E quando qualcosa va storto… almeno abbiamo la sensazione di avere costruito qualcosa…. almeno tra di noi…
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Dai fai portare il conto… oh ma sai che la zuppa di pesce era spettacolare?
Chi paga?
Paga Francesco stasera, che tanto non fa una mazza dalla mattina alla sera e si prende euri su euri….

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E ancora qualche battuta, qualche schermaglia…. Qualche risata, ed è andata anche questa serata….
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Dai cazzo, che domani abbiamo il compito di latino....
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Ah no… ma quale compito…. sono passati vent’anni….


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domenica 7 dicembre 2008

WOODY ALLEN


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Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così tricchete tracchete il trauma è bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d'oro. Lavori quarant'anni finché non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo!
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Woody Allen

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sabato 6 dicembre 2008

I MIEI PASSI


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I miei passi, i passi di un bambino….
inciampati, arrancati, e poi finalmente stabili….
tanto desiderati da chi voleva vedermi “in piedi”,
reggermi sulle mie gambe….
tanto incoraggiati da chi voleva vedermi correre…. a perdifiato….
I miei passi, i passi di un adolescente….
decisi, ma altrettanto fragili….
tanto insicuri, anche quando tendevano ad una mèta che neanch’io conoscevo…
tanto frettolosi, da farmi rischiare di perdere il cammino….
I miei passi, i passi di un uomo….
fermi e lineari nella stagione calda,
più leggeri e irregolari nella stagione delle piogge,
stanchi e rallentati nella stagione fredda….
quasi inesistenti alla fine delle mie stagioni….
Un cammino a volte lento, a volte rapido….
a volte lasciando orme leggere, a volte a grandi balzi a piedi uniti….
I miei passi sono “miei” e “basta”… mi dicevo…
e invece mi ritrovavo a condividerli con qualcuno….
qualcuno estraneo, qualcuno meno…
qualcuno che amavo, qualcuno che amo ancora….
I miei passi… i “nostri” passi…. mi dicevo
e invece mi ritrovavo a camminare da solo….
I miei passi danno vita al suolo che calpesto….
a volte terreno friabile, a volte dura pietra, a volte asfalto caldo, a volte fango….
I miei passi, indossando scarpe nuove, scarpe usate, scarpe lucide, scarpe lacere….
a volte a piedi nudi….
I miei passi mi hanno portato in posti diversi, alcuni familiari, altri estranei….
alcuni accoglienti e luminosi, altri freddi e bui…. ma ho visitato gli uni e gli altri….
I miei passi mi hanno portato verso le persone che fanno parte della mia vita….
e verso incontri casuali che non hanno lasciato alcun segno….
I miei passi…. frammenti del mio cammino….
I miei passi…. i miei pensieri….
I miei passi…. ciò che sento sulla pelle e ciò che vivo….
I miei passi….

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giovedì 4 dicembre 2008

STAND BY


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Paralisi mentale… pensieri immobili… ti senti incapace di “respirare” e partorire qualsiasi ideazione sensata….. Una pausa….
E’ stanchezza, necessità di riordinare, o cosa?
È come rientrare in casa, e trovarla in subbuglio… con tanti scatoloni, lì, nel mezzo delle stanze…
Non sai da dove cominciare…. vorresti in un batter d’occhio vedere tutto a posto…
Quanto tempo è che cerchi di rimboccarti le maniche? Quanto tempo è che cerchi di rimettere un po’ d’ordine?
Passerà… sai che passerà… ti accetti per quel che sei… e sai che devi ripartire da qui per fare qualche passo avanti, quel tanto che basta per riprenderti te stesso…. Del resto è una vita che ci combatti...
Ce la farai…

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