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mercoledì 28 ottobre 2009

CHE BUGIARDO SEI?

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Vi ricordate il film con Jim Carrey “Bugiardo Bugiardo”?
Rappresentazione “cinematografica” della bugia, e delle sue conseguenze. Sceneggiatura della completa slatentizzazione della tendenza alla menzogna che è in ogni essere umano. Argomento che fu già di un’opera di Goldoni, e elemento portante del Pinocchio di Collodi.

A chi di voi non è capitato almeno una volta nella vita di mentire? Forse più di una volta. Spesso piccole bugie, quelle che aiutano a tirarsi fuori dall’imbarazzo di una situazione che non si sa gestire, quelle dette per non addossarsi piccole e grandi responsabilità, quelle dette per evitare una lite con il proprio partner…. magari solo per evitare di dare spiegazioni, o anche quelle dette per vantarsi di qualcosa che ci fa apparire “migliori”.

La bugia nasce come comportamento “infantile”, o meglio, vicino all’elaborazione del bambino, che, per natura, non è bugiardo, o, quanto meno, lo è molto meno dell’adulto, perché non ha sovrastrutture costruite, ma ha un’organizzazione emotiva e mentale molto più semplice di quella dell’adulto. Le bugie sono comportamenti che consentono di negare la realtà, consentono di “mascherare” le debolezze del carattere, i pensieri inconfessabili.
Il bugiardo si nasconde dietro una menzogna in modo simile al bambino che, portato allo scoperto, nega dicendo “non sono stato io”.
Ma differente è il “mentire” di chi ricorre alla menzogna, alla negazione della realtà, in modo continuativo, a volte arrivando a costruire una doppia identità.

La "bugia patologica”, la bugia come bisogno “inevitabile” nelle relazioni, è spesso il sintomo di un vero disagio psichico, che viene spesso negato da chi ne soffre.
In psicologia si parla di “bugiardi patologici” e “bugiardi compulsivi”.

Il BUGIARDO PATOLOGICO mente incessantemente per cercare di ottenere qualcosa, senza dare troppa importanza alle conseguenze che questo comportamento può avere sugli altri, fossero anche “solo” conseguenze emotive. In questo caso l’abitudine alla menzogna rappresenta un meccanismo per affrontare la realtà, che, spesso, ha radici nell’infanzia ed è associato ad altre problematiche psicologiche. Questa tipologia di bugiardo in genere è una persona che tende a “manipolare” la realtà e gli altri, egocentrico, e poco disponibile ad “empatizzare” con le altre persone.

Nel BUGIARDO COMPULSIVO, invece, la menzogna non è messa in atto per raggiungere un fine specifico, ma semplicemente per abitudine e, soprattutto, perché da alla persona un senso di benessere maggiore rispetto al racconto ed all’interpretazione della realtà. Dire la verità per queste persone diventa un’impresa psicologicamente difficile, così mentono su qualsiasi cosa. La bugia compulsiva in genere si sviluppa nell’infanzia e in ambienti familiari in cui la menzogna è necessaria. Questo tipo di bugiardo, diversamente dal precedente, non è manipolativo o almeno non lo è apertamente. La bugia diventa una risposta automatica ed irrefrenabile, compulsiva appunto.
Questa distinzione ha un significato puramente “tecnico”, ed i confini tra una tipologia e l’altra sono molto sottili. Possono più che altro servire allo psicologo o allo psichiatra che arrivano a “trattare” questi individui.

La bugia patologica dunque, può essere interpretata come una “difesa”, una “corazza” contro una realtà percepita come “inaccettabile”; l’individuo che mente in modo cronico, spesso lo fa per esorcizzare una infanzia difficile, o episodi gravi che hanno segnato la sua vita, oppure per “punire” gli altri, così come il bambino che, oltre che per la “paura” del giudizio dei genitori, spesso mente per “punirli”, perché non si sente accettato e compreso.
Nel profondo i bugiardi soffrono per l’angoscia di separazione dai genitori e dalle figure che li sostituiranno nella vita adulta.
È proprio la paura di perdere la loro approvazione che li spinge a mentire, come se sentissero di non poter essere accettati per ciò che sono, o per fuggire al fallimento di una identità MAI TROVATA, o PERSA strada facendo, per cui pongono in essere una personalità “alternativa” che sostituisca e “annulli” quella mai trovata o “fallita” in precedenza.
Quest’ultimo aspetto è ben rappresentato nella cosiddetta “pseudologia (appunto, bugia) fantastica”, cioè la menzogna che “stravolge” completamente la realtà, creandone a volte una parallela; in questi casi, il ruolo “difensivo” della bugia è rappresentato dalla negazione di una realtà spiacevole che viene sostituita con realtà migliori, creando delle vere e proprie "screen memories" (memorie schermo).
In questi individui, la menzogna costruisce una realtà inviolabile, spesso costruita nei minimi particolari, nella quale la personalità trova una sorta di “appagamento” e l'identità soggettiva non è a rischio e protegge il vero IO dalle intrusioni e violazioni.
Mentre può sembrare che ci sia della creatività nelle fantasie, l'esperienza del paziente è fondamentalmente schizoide e dissociativa. Il mantenimento della pseudologia fantastica implica stati altalenanti di “onnipotenza” e senso di “completo controllo”. La realtà esterna è negata da un mondo interno affascinante, seducente ed eccitante nel quale tutto è possibile.
Il rifiuto della realtà esterna può essere estremizzato tanto da “svalutare” del tutto parti del mondo esterno e dell'esperienza soggettiva. Gli oggetti esterni sono a tal punto considerati "cattivi", che il mentire è ciò che meritano, è la giusta modalità di rapportarsi con loro.

La vita con un bugiardo cronico è difficile, ma fingere di non vedere non ha senso. Piuttosto è meglio cercare di “focalizzare” il problema a fondo e trovare una soluzione. Ci sono alcuni comportamenti “tipici”dei bugiardi patologici:
1) mentono quasi sempre, anche quando non è “necessario”;
2) sono impazienti;
3) tendono a manipolare gli altri lusingandoli, o facendo leva sul senso di colpa o altro;
4) sono incapaci di legami affettivi maturi;
5) sono intolleranti alle critiche;
6) hanno la sensazione che tutto sia loro dovuto e non provano rimorsi.

Quando la “menzogna” assume i caratteri patologici, e quando si rende necessario il ricorso a supporti terapeutici, uno dei principali problemi è quello di portare la persona interessata alla consapevolezza del problema. La persona che mente patologicamente ha internalizzato da così tanto tempo il meccanismo della menzogna che riesce a conviverci in modo equilibrato e difficilmente percepisce il suo modo di fare come patologico. Il primo passo è quindi l’autoconsapevolezza. In seconda battuta va sottolineato che, come ogni altro comportamento che offre comfort e fuga dallo stress, la menzogna può creare “dipendenza” ed è quindi un comportamento difficile da estirpare.
A rendere ancora più complicata la situazione, si può aggiungere che spesso il quadro di bugia patologica è la punta dell’iceberg, uno degli aspetti più evidenti di un più ampio e pervasivo disturbo di personalità, in genere narcisistico o borderline.

Lo psichiatra che ha in cura un paziente con queste problematiche non deve sottovalutare i possibili risvolti medico-legali connessi. Pensiamo ad esempio alle notevoli implicazioni giuridiche che possono derivare da testimonianze o denunce prodotte da pazienti che presentano questo tipo di disturbo. Nelle situazioni in cui la c’è un forte squilibrio nella percezione della realtà, ci possono essere atteggiamenti deliranti, con rabbia, impulsività e propensione alla proiezione che possono portare ad accuse del tutto infondate su terze persone. E in alcuni pazienti (quelli definiti “borderline”) le accuse ed i racconti possono essere particolarmente convincenti nella loro versione distorta o mendace.

Insomma, qualche bugia è tollerabile, compatibilmente con quello che ci dice la nostra coscienza…. Senza esagerare però eh?

A proposito.... quanti bugiardi compulsivi conoscete?


"Non vi è nulla di nascosto che non debba essere rivelato. Né cosa segreta che non venga alla luce".

Vangelo di Matteo, 10:6

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lunedì 26 ottobre 2009

TU SEI TU... PIU' QUALCOSA CHE TI ARRIVA DA LASSU'...

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...grandi braccia grandi mani avrò per te...
stretto al mio seno freddo non avrai,
no tu non tremerai, non tremerai...

domenica 25 ottobre 2009

JE STO VICINO A TE....

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Io sto vicino a te...
con cento grida attorno
Io sto vicino a te...
finchè non dormi
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Io sto vicino a te...
perchè il mondo è sporco
E non cercare di sapere...
meglio che dormi
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Ma che parliamo a fare
sempre delle stesse cose...
per amareggiarci...
e non riuscire mai a venirci incontro
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E' la rabbia che prende
chi impazzisce ogni giorno per capire...
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Io sto vicino a te...
per non cadere
E sto sempre con te...
sulla salita
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Io sto vicino a te...
e le centinaia di grida che mi stanno attorno
non mi fanno sentire se sei sveglia o dormi
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Pino Daniele

domenica 18 ottobre 2009

DESTINAZIONE.... "DOMANI"


.... mettevo distrattamente il necessario in quella valigia, mimando i gesti di chi tenta di chiuderci parte di se, e partire per restituirlo ad un’altra realtà….
Punto e a capo…
E intanto pensavo al giorno dopo….
Sipario su una nuova scena ….
Sono passati mesi, e passeranno anni…. Una nuova pagina scritta, e mille parole non dette.
I tuoi occhi stampati nella mente, ancora non riesco a metterli via…. e forse non devo metterli via.
Perché non serve.
Un amico che mi ascolta, mi lascia parlare, senza interrompermi, guarda…. sorride davanti alla mia voce rotta che spezza il mio "ridere" che vorrebbe esorcizzare i ricordi….
Davanti a lui non mi vergogno di piangere… come non mi vergognavo di farlo con te….
E con una mano sulla spalla mi accompagna…. ed è già domani.

lunedì 12 ottobre 2009

FUMO E SALSEDINE


…. C'è vento e profumo di pioggia.... è una serata strana…. si respira aria di am arcord….. sicuramente non è così per tutti…. per me si…. ma ho la sensazione che questo istante mi accomuni al mondo intero….
Mi accendo una sigaretta e mi avvio lentamente, passo dopo passo…. ci vogliono circa 10 minuti a piedi…. i passi lenti e le boccate di fumo mi stanno portando al mio “posto”, quell’angolo che mi riconcilia con il mondo e con me stesso…. l’incontro di dimensioni parallele, che si fermano là…. di fronte al mare, che di notte è ancora più bello….
Resterò lì per un po’…. a sentire il vento sulla faccia…. un pò tagliente e un pò delicato…. come una bella donna…. il mare può tradire…. come una bella donna…. può portare la tua mente oltre l’orizzonte…. come una bella donna…. calmo e rassicurante ora…. cupo e in tempesta dopo pochi istanti….
Eppure non riesco a privarmi di questo posto…. del mio mare….
Ancora una boccata….. di salsedine e tabacco…. chiudo gli occhi…. tutto scorre ancora…. il mare restituisce sempre le cose migliori…. anche dopo un naufragio….
Questo è il mio posto…. quello al quale ritornerò sempre….

domenica 11 ottobre 2009

LA VITA DALLA VITA......

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Da anni si parla della possibilità di utilizzare le cellule staminali, a scopi terapeutici per molte malattie del sistema nervoso centrale (tra cui alcune forme di demenza), lesioni mieliche (le lesioni del midollo spinale, o delle fibre nervose), patologie cardiache, e molte malattie metaboliche.
Le cellule staminali sono cellule non ancora differenziate, cioè che non hanno ancora assunto le caratteristiche proprie che differenziano le cellule dei vari tessuti ed organi umani, che hanno la capacità di trasformarsi in qualunque altro tipo di cellula del corpo.
Bisogna distinguere tre principali “tipi” di cellule staminali: cellule staminali di provenienza “embrionale”, cellule staminali di provenienza “fetale” e cellule staminali di provenienza “adulta”.
Le cellule staminali embrionali sono ricavate dalle cellule interne di una struttura cellulare definita “blastocisti”, che non è altro che la struttura che si forma dopo la fecondazione dell’ovulo femminile da parte dello spermatozoo, nella prima parte del processo di formazione dell’embrione, prima dell'impianto a livello uterino. Per poter ottenere cellule staminali embrionali, dunque, è necessario distruggere una blastocisti, che, se pur non ancora definibile “embrione”, da molti è ritenuta un primitivo o potenziale essere umano.
La domanda che molti si pongono è la seguente: è eticamente corretto considerare l’embrione un semplice “insieme di cellule”, oppure va considerato già una forma di “vita”?
Alcuni preferiscono rimanere su una posizione “prudente”, che vieti l'utilizzo degli embrioni umani per fini di ricerca. Altri, invece, sono orientati verso il possibile utilizzo degli embrioni per tali scopi, giustificando tale posizione con l’affermazione che gli stessi sono embrioni “in sovrannumero”, provenienti dai processi di inseminazione artificiale, che, comunque, dopo un certo numero di anni andrebbero distrutti.
Le cellule staminali fetali sono cellule staminali che si ritrovano nei tessuti fetali, per molti versi simili a quelle che si ritrovano nell’organismo adulto, ma caratterizzate da una maggiore capacità di differenziarsi in elementi cellulari specifici. I tessuti fetali, quindi sarebbero una fonte “migliore” di cellule staminali rispetto ai tessuti adulti, e “peggiore” rispetto alle cellule embrionali.
Un vantaggio significativo delle cellule staminali fetali rispetto a quelle embrionali è che pongono meno problematiche di natura etica, in quanto è possibile isolarle da feti derivanti da aborti spontanei o terapeutici.
Le cellule staminali adulte sono cellule presenti, sebbene in piccole quantità, anche nella maggior parte dei tessuti degli adulti (basti pensare alla capacità di riparazione e rigenerazione di molti tessuti umani, come pelle, ossa, fegato, etc).
Le cellule staminali adulte avrebbero potenzialità molto limitate, essendo in grado di dare origine esclusivamente a una gamma ristretta di “linee” cellulari. Ma recenti studi condotti negli Stati Uniti hanno rilevato che anche nei tessuti adulti potrebbero essere presenti cellule staminali in grado di differenziarsi in cellule delle ossa, della cartilagine, dei muscoli, e, probabilmente, in cellule altamente specializzate, come le cellule del sistema nervoso centrale.
Molto interessante è il possibile utilizzo a scopi terapeutici delle cellule staminali emopoietiche provenienti dal sangue residuo della placenta e del cordone ombelicale.
In alcuni ospedali è possibile richiedere la conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale. Il sangue è raccolto dal cordone ombelicale, sia in caso di parto vaginale che di taglio cesareo.
Sul materiale prelevato dal cordone, vengono eseguiti test per determinare le “caratteristiche” del materiale che lo rendono compatibile o meno con gli eventuali pazienti in cui verrà trapiantato. I risultati di questa “tipizzazione” (definita HLA) vengono inseriti su alcuni “archivi” informatici su scala mondiale, dai quali i vari “Centri di trapianto” autorizzati, potranno “attingere” le informazioni ed, eventualmente, richiedere il materiale biologico da trapiantare.
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La legislazione in materia di conservazione del sangue del cordone ombelicale varia a seconda dei Paesi, anche nell’ambito della stessa Unione Europea.
In Italia la legge in vigore consente la conservazione di sangue da cordone ombelicale attraverso tre diverse modalità:
Conservazione “SOLIDALE”: le cellule vengono conservate presso banche individuate e accreditate dalle Regioni in base all’art. 18 della legge n. 107/1990 e all’Accordo del 10 luglio 2003; il servizio è basato su donazioni volontarie di sangue del cordone ombelicale, che viene poi conservato e reso disponibile per chiunque presenti una patologia per la quale esiste una indicazione terapeutica che prevede il trapianto di cellule staminali. e che, per tale motivo, ne faccia richiesta.
Conservazione “DEDICATA”: nel caso in cui siano presenti nel neonato, nei fratelli o nei genitori patologie che abbiano l’indicazione al trapianto con cellule staminali da sangue placentare. In questo caso è sufficiente presentare un certificato medico degli specialisti che hanno in cura il paziente in questione.
Conservazione “AUTOLOGA” o “PRIVATA”: il sangue placentare può essere raccolto e spedito all’estero per la crioconservazione presso laboratori privati, previa autorizzazione delle Autorità competenti (Ordinanza del Ministero della Salute del 04 Maggio 2007, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 14 maggio 2007).
In Italia le “banche pubbliche”, quindi, possono conservare il sangue cordonale solo in caso di neonati o familiari del neonato per i quali, al momento del parto, esiste una patologia in atto o un'elevata familiarità per alcune gravi patologie per le quali è previsto il trapianto terapeutico con cellule staminali da sangue placentare, cioè se si prevede un utilizzo "personale" o “intrafamiliare” del materiale biologico (conservazione dedicata); le banche pubbliche possono conservare anche nel caso in cui la donna esprime la volontà di “donare” il sangue della propria placenta, che verrà conservato e "registrato" nei database ormai estesi a livello mondiale di donatori (conservazione solidale).
La conservazione autologa presso banche private (sempre all’estero perché in italia non è consentita la conservazione autologa o privata), è sempre a carico dei genitori e il costo varia a seconda delle strutture (in media 2000-2500 euro per 20-30 anni). Alla sottoscrizione del contratto le stesse società private si fanno carico della spedizione tramite corriere del kit per il prelievo e per il successivo trasporto del materiale, corredato di tutte le indicazioni necessarie ai genitori, e della documentazione relativa agli esami diagnostici a cui la partoriente dovrà sottoporsi nei tempi prestabiliti.
Nelle banche private, il sangue prelevato dal cordone ombelicale di un neonato viene conservato a suo nome fino al momento in cui dovesse servire allo stesso individuo ad un suo familiare compatibile, e diventa, a tutti gli effetti, di proprietà dell’individuo dal cui cordone è stato prelevato e dei suoi familiari.
Secondo alcuni la conservazione autologa avrebbe il vantaggio di azzerare il rischio di “rigetto”, caratteristica tipica di tutti gli “autotrapianti” d'organi e tessuti, ma, ormai, visto il crescente numero di “donatori” e, quindi, di cellule “registrate” nei database mondiali, chi dovesse aver necessità di sottoporsi a trapianto di cellule staminali, anche in assenza di una precedente donazione “dedicata” o “autologa” avrebbe, comunque, una elevatissima probabilità di trovare un donatore compatibile.
Le implicazioni etiche correlate all’utilizzo di cellule staminali, rappresentano uno degli elementi di maggiore importanza per lo sviluppo e l’applicazione di tecniche di questo tipo in campo terapeutico. Ma, come già detto, la controversia riguardante l’utilizzo delle cellule staminali in ambito terapeutico, è legata, fondamentalmente, ai dubbi sulla correttezza, dal punto di vista etico, della manipolazione di embrioni umani, in quanto l’embrione può rappresentare una prima forma di “vita”. Oggi, la donazione di cellule di sangue placentare, non rappresenta alcun atto “eticamente” non chiaro, e non comporta alcun rischio ne per il nascituro ne per la mamma. E’ semplicemente un atto di solidarietà.

Per maggiori informazioni:
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Presidenza del Consiglio dei Ministri
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Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali
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IRCCS Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza - San Giovanni Rotondo (FG)
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A.I.L. (Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma)
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ADISCO (Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale)
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MOMMYBLOGGING ITALIANO

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lunedì 5 ottobre 2009

APNEA


Non è possibile lasciarsi alle spalle la vita, eppure spesso ti fai del male al punto da sotterrarla. E ogni colore prende una sfumatura diversa, i colori scuri si confondono con quelli chiari e la luce con il buio. Finchè qualcosa ti dice che è il momento di fermarti, e ti fa riprendere fiato come dopo una lunga apnea. E’ solo lucido delirio, oppure no, ma così è.
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Ben ritrovati.

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