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Era stanco di “inseguire” i suoi pensieri, di girovagare nei mille rivoli della sua coscienza, e di subire lo “scorrere” delle immagini proiettate dalla mente, così nitide eppure così fuori da ogni spazio temporale….
Si fermò a pensare, come già aveva fatto altre volte…. o almeno ricordava di averlo fatto… forse poche volte… forse troppo poco… fermarsi e lasciare nuovamente scorrere "tutto" dentro se.... il passato, il presente…. immaginare un futuro che potesse essere vicino, anche solo vicino, ai suoi desideri.
Spesso si era inferto la sofferenza dei ricordi peggiori… spesso si era lasciato andare al “dolore” di cicatrici riaperte per il gusto di riaprirle… un sottile e “dolce” tormento… rivivere il passato, sentendosi pronto e “capace” di sopportarlo adesso…. adesso che aveva perso quel senso di “dolore vivo” ma conservava un “dolore sordo”, il dolore proprio del “ricordo”, come una foto ingiallita in cui resta immutata l’essenza dell’immagine a dispetto dei colori ormai sbiaditi….
Si avviò lungo la strada…. I suoi passi si seguivano…. uno dietro l’altro…. sapevano dove condurlo…
Stava andando dal vecchio….
Arrivò, senza nemmeno accorgersene, davanti alla porta di quella casa “antica”, quell’uscio tante volte ignorato… lo stesso sul quale spesso aveva pianto, e altre volte aveva riso…. L’uscio sul quale era nato, e sul quale a volte gli era sembrato di morire….
Si scusò dell’assenza prolungata. Entrò, timidamente, e rimase per qualche istante vicino alla porta….
Il vecchio alzò lo sguardo; l’unica cosa che si leggeva nei suoi occhi era una serenità che andava al di là di ciò che era, di ciò che aveva, del tempo passato e presente. Quella serenità era stata la sua guida negli anni, e, in fin dei conti, era tutto ciò di cui aveva bisogno. Con la mano lo invitò ad avvicinarsi, un gesto leggero, paterno…. pieno del desiderio di “donare”….
Gli si avvicinò lentamente… si lasciò cadere sulla sedia accanto alla sua vecchia poltrona… e per tutto il tempo tenne lo sguardo basso, sollevandolo soltanto quel tanto che bastava per osservare il “suo” sguardo….
Poggiò l’esile mano sulla sua spalla, e con voce bassa, ma decisa, gli donò poche parole, dirette al cuore: Perché continui a farti del male? Cosa ci guadagni? Nessuno ti obbliga a farlo, solo tu decidi se farlo o no…. il tuo dono puoi conservarlo, puoi sperperarlo, puoi lasciare che ti renda schiavo, o puoi viverlo e lasciarlo vivere…. Sei stato lasciato libero di scegliere…. Devi scegliere, e dentro te sai già cosa fare… guardati dentro, e scoprirai cosa fare…. Dentro te esiste già la risposta, e la troverai, se la vorrai cercare…. Non stancarti di farlo….
Aspetta la risposta…. e arriverà….
In un attimo, si rasserenò….
Si fermò a pensare, come già aveva fatto altre volte…. o almeno ricordava di averlo fatto… forse poche volte… forse troppo poco… fermarsi e lasciare nuovamente scorrere "tutto" dentro se.... il passato, il presente…. immaginare un futuro che potesse essere vicino, anche solo vicino, ai suoi desideri.
Spesso si era inferto la sofferenza dei ricordi peggiori… spesso si era lasciato andare al “dolore” di cicatrici riaperte per il gusto di riaprirle… un sottile e “dolce” tormento… rivivere il passato, sentendosi pronto e “capace” di sopportarlo adesso…. adesso che aveva perso quel senso di “dolore vivo” ma conservava un “dolore sordo”, il dolore proprio del “ricordo”, come una foto ingiallita in cui resta immutata l’essenza dell’immagine a dispetto dei colori ormai sbiaditi….
Si avviò lungo la strada…. I suoi passi si seguivano…. uno dietro l’altro…. sapevano dove condurlo…
Stava andando dal vecchio….
Arrivò, senza nemmeno accorgersene, davanti alla porta di quella casa “antica”, quell’uscio tante volte ignorato… lo stesso sul quale spesso aveva pianto, e altre volte aveva riso…. L’uscio sul quale era nato, e sul quale a volte gli era sembrato di morire….
Si scusò dell’assenza prolungata. Entrò, timidamente, e rimase per qualche istante vicino alla porta….
Il vecchio alzò lo sguardo; l’unica cosa che si leggeva nei suoi occhi era una serenità che andava al di là di ciò che era, di ciò che aveva, del tempo passato e presente. Quella serenità era stata la sua guida negli anni, e, in fin dei conti, era tutto ciò di cui aveva bisogno. Con la mano lo invitò ad avvicinarsi, un gesto leggero, paterno…. pieno del desiderio di “donare”….
Gli si avvicinò lentamente… si lasciò cadere sulla sedia accanto alla sua vecchia poltrona… e per tutto il tempo tenne lo sguardo basso, sollevandolo soltanto quel tanto che bastava per osservare il “suo” sguardo….
Poggiò l’esile mano sulla sua spalla, e con voce bassa, ma decisa, gli donò poche parole, dirette al cuore: Perché continui a farti del male? Cosa ci guadagni? Nessuno ti obbliga a farlo, solo tu decidi se farlo o no…. il tuo dono puoi conservarlo, puoi sperperarlo, puoi lasciare che ti renda schiavo, o puoi viverlo e lasciarlo vivere…. Sei stato lasciato libero di scegliere…. Devi scegliere, e dentro te sai già cosa fare… guardati dentro, e scoprirai cosa fare…. Dentro te esiste già la risposta, e la troverai, se la vorrai cercare…. Non stancarti di farlo….
Aspetta la risposta…. e arriverà….
In un attimo, si rasserenò….
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