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Prendo spunto da un post che ho letto e commentato sul blog di una speaker di Radio Norba, Antonella Caramia, a proposito della festa della mamma.
Nel mio commento, riflettevo sull’impossibilità di credere che la semplice interruzione “fisica” del legame tra madre e figlio, attraverso la recisione del cordone ombelicale, ci garantisca la certezza di definirci due essere distinti ed indipendenti….
Il legame tra una madre ed un figlio, ma anche quella tra padre e figlio, è qualcosa che va al di la della fisicità, è qualcosa che ci si porta dentro, anche quando una madre ed un padre non ci sono più. Nel bene e nel male, l’eredità maggiore che un genitore lascia al proprio figlio, non è materiale, ma fa parte della sfera profonda, quella intangibile, e della quale la maggior parte delle persone prendono coscienza solo in parte.
Un essere umano è, o meglio, diventa, ciò che ha vissuto, ciò che ha ricevuto oppure che gli è stato negato in termini di sentimenti, ciò che deriva dalla sua percezione dell’altro attraverso i primi passi del “cuore” derivanti dal confronto con l’unica persona che ha rappresentato il suo mondo iniziale (la madre, il padre, o chiunque altro abbia avuto questo ruolo, anche se non istituzionalmente).
Un padre ed una madre vivono dentro noi, e devono vivere dentro noi….. forse, l’unico modo per diventare donne o uomini, è quello di accettare di far vivere in noi chi ci ha generato… o chi, comunque, ha rappresentato per noi un padre, o una madre. E qui, si potrebbe continuare per ore, parlando di cosa significa essere davvero madre o padre….. ma basta, forse, una semplice affermazione, forse un po’ retorica… ma per me vera e imprescindibile: si è madre o padre di un bambino, quando lo si genera, ma, soprattutto, quando gli si da la possibilità di crescere e gli si offre, a costo di limitare se stessi, la possibilità di imparare ad affrontare la propria esistenza quando sarà un adulto…...
Nel mio commento, riflettevo sull’impossibilità di credere che la semplice interruzione “fisica” del legame tra madre e figlio, attraverso la recisione del cordone ombelicale, ci garantisca la certezza di definirci due essere distinti ed indipendenti….
Il legame tra una madre ed un figlio, ma anche quella tra padre e figlio, è qualcosa che va al di la della fisicità, è qualcosa che ci si porta dentro, anche quando una madre ed un padre non ci sono più. Nel bene e nel male, l’eredità maggiore che un genitore lascia al proprio figlio, non è materiale, ma fa parte della sfera profonda, quella intangibile, e della quale la maggior parte delle persone prendono coscienza solo in parte.
Un essere umano è, o meglio, diventa, ciò che ha vissuto, ciò che ha ricevuto oppure che gli è stato negato in termini di sentimenti, ciò che deriva dalla sua percezione dell’altro attraverso i primi passi del “cuore” derivanti dal confronto con l’unica persona che ha rappresentato il suo mondo iniziale (la madre, il padre, o chiunque altro abbia avuto questo ruolo, anche se non istituzionalmente).
Un padre ed una madre vivono dentro noi, e devono vivere dentro noi….. forse, l’unico modo per diventare donne o uomini, è quello di accettare di far vivere in noi chi ci ha generato… o chi, comunque, ha rappresentato per noi un padre, o una madre. E qui, si potrebbe continuare per ore, parlando di cosa significa essere davvero madre o padre….. ma basta, forse, una semplice affermazione, forse un po’ retorica… ma per me vera e imprescindibile: si è madre o padre di un bambino, quando lo si genera, ma, soprattutto, quando gli si da la possibilità di crescere e gli si offre, a costo di limitare se stessi, la possibilità di imparare ad affrontare la propria esistenza quando sarà un adulto…...
5 commenti:
apprezzo molto le cose che scrivi.
mi resta questa preoccupazione......... se le caratteristiche dei genitori lasciano delle tracce "negative" , e noi, riconoscendole volessimo contrapporci e combatterle , potremmo riuscirci? o è una battaglia persa in partenza?
ciao
@nto
Possiamo diventare grandi... e prendere le distanze dalle cose che non ci piacciono dei nostri genitori, continuando a "comprendere" la natura umana che appartiene loro.... grazie Antonella....
Ciao Maurizio, quanto condivido le tue parole..sai, io penso anche che i genitori migliori erano i nostri perchè sono cresciuti nela miseria ed hanno lottato per farci crescere..chi diventa oggi genitore bene o male ha avuto ogni cosa dai propri genitori..se poi penso all'attuale generazione diventare padri e madri mi vengono i brividi
Caro Sergio, grazie per essere qui. Le difficoltà che hanno vissuto i nostri genitori sicuramente hanno permesso loro di farci apprezzare maggiormente ciò che, comunque, ci hanno dato.... ma a prescindere da tutto questo, l'amore per un figlio prescinde da ciò che si ha o non si ha... e grazie al cielo ancora oggi ci sono persone che vivono il naturale e smisurato amore incondizionato per i propri figli.
Un abbraccio
Hi nice reading your blogg
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