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domenica 30 novembre 2008

LA CURA


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Come vive ciascuno di voi il rapporto con “il medico”, non con il proprio medico, ma in generale con la figura del “medico”, di colui che si trova dall’altra parte nel momento della vostra malattia, o meglio, che si trova “di fronte” a voi in quel momento; voi come lo percepite? Come una persona che sta solo “dall’altra parte", oppure come una persona che si prende cura della vostra situazione?.
Perché oggi diventa difficile individuare le “falle” che esistono nel rapporto tra medico e paziente, perché spesso queste vengono “inglobate” nelle falle che esistono tra cittadino e istituzioni, tra paziente e Sistema Sanitario Nazionale.
Le pecche di un medico che fa male il suo lavoro devono venire a galla, ma quanti devono pagare per gli errori di “alcuni”? E, soprattutto, il clima di “caccia alle streghe” che spesso mettono su mass media e “distinti avvocati” che sfruttano la situazione per intraprendere cause, è giusto, o meglio, è giustificato?
E come vive il medico, oggi, il rapporto con il paziente?
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Da medico mi pongo il problema di cercare di “fare bene” anzi “fare del bene”, con tutti i miei limiti e le mie lacune, cercando di migliorarmi e di “NON NUOCERE”, fermandomi laddove non mi ritengo sufficientemente “preparato” per aiutare il mio paziente. E, spesso, mi sono reso conto che basta un sorriso in più, o una maggiore disponibilità ad essere “complici” del proprio paziente, per superare tanti preconcetti che la società di oggi non ci aiuta a superare.
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Ma è anche vero che ci sono persone che ormai si sentono “autorizzate” ad arrivare in ambulatorio e sbattere i pugni sulla scrivania, pretendendo non solo di curarsi da sole, ma di costringere il medico a prescrivere loro ciò che secondo loro stessi o qualche amico o parente a cui manca solo la laurea rappresenterebbe la panacea al loro male ed a quello dell’intera umanità.
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Di fronte alla vera sofferenza delle persone, non solo quella fisica, ma anche quella psicologica, che in alcuni casi è ancora più devastante, non voglio fare alcuna polemica, voglio dimenticare le giornaliere e inutili “diatribe” combattute dietro una scrivania o accanto ad un lettino da visita di un ambulatorio di medicina generale o di guardia medica…
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Prendo spunto da un articolo che ho letto su Mybestlife, in cui si parla, appunto, di rapporto medico/paziente, citando, all’inizio, una frase di Francis Peabody, uno dei fondatori della medicina moderna:
"Il significato della stretta relazione interpersonale tra medico e paziente non potrà mai essere troppo enfatizzato, in quanto da questo dipendono un numero infinito di diagnosi e di terapie. Una delle qualità essenziali del medico è l’interesse per l’uomo, in quanto il segreto della cura del paziente è averne cura". (Dr. Francis Peabody - XIX sec.)
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L’articolo continua: E’ difficile catalogare, descrivere dettagliatamente, porre "capisaldi", riguardo il rapporto medico-paziente in quanto questa relazione di fiducia e di stima "reciproca" dipende da molti fattori (fattori ben studiati dalla psicanalisi dove, ad esempio, la "relazione" viene denominata "transfert"), inerenti l’incontro tra le molteplici personalità sia di medici sia di pazienti. E’ possibile però, soprattutto per il medico, descrivere cosa predispone l’accadere di questa indispensabile "corrente energetica" finalizzata al miglior risultato possibile, del lavoro comune di medico e paziente, per il ripristino o il mantenimento della salute.
In primo luogo è importante per il medico saper ascoltare, saper farsi "recettore" di tutto ciò che un paziente "porta" e cioè come descrive il problema, quali vissuti emotivi ha di questo, quali sono le sue interpretazioni, che svantaggi ed anche, paradossalmente, vantaggi ne ricava, quali enfatizzazioni ha di un sintomo piuttosto che un altro, quali sono le sue paure, le sue speranze, le sue delusioni, quanto investe emotivamente sulla risoluzione della malattia, quale è la sua vita (origini, istruzione, lavoro, famiglia, ambiente domestico), insomma, quale è in definitiva il suo "terreno globale" emotivo - affettivo - corporeo - sociale in cui "vive" ed è "vissuta" la malattia.
In secondo luogo (praticamente in contemporanea con il primo) il medico deve saper essere "neutro", e cioè essere privo di pregiudizi nei confronti del paziente che magari presenta stili di vita, attitudini e valori diversi da lui, anche in quei casi che in situazioni non mediche potrebbe giudicare ripugnanti o negativi (qui il medico deve porre particolare attenzione al suo comportamento affinché la principale motivazione delle sue azioni rimanga comunque e sempre, l’interesse del paziente).
In terzo luogo il medico deve saper "comunicare" (attraverso disponibilità, espressione di attenzione sincera), spiegando cioè al paziente, con un linguaggio accessibile a tutti, come procederà l’iter diagnostico, chiarendo il significato di esami, consulenze specialistiche, indagini complesse strumentali, eccetera, e quindi, in seguito, quale è la definitiva diagnosi e la conseguente terapia, o possibilità terapeutica, con tutti gli eventuali rischi che questa può comportare, senza promettere facili guarigioni.

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Prendersi cura, quindi, significa innanzi tutto ascoltare coloro che si avvicinano a noi, non solo per capire il loro problema ma conoscere anche quali sono le loro paure e le loro aspettative. In questa fase di ascolto è importante un approccio privo di pregiudizi nei confronti di chi presenta stili di vita, attitudini e valori diversi dai nostri, per saper infine fornire risposte mostrando disponibilità e attenzione sincera al problema.
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Oggi, ci sono molti medici, molti di più di quanto si creda, che continuano a lavorare con scienza e coscienza, con etica professionale, e questo non va mai dimenticato, così come non bisogna dimenticare che vanno estirpate le “radici” malate.
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Concludendo, uno stato “sano” dovrebbe sempre saper distinguere tra ciò che “va estirpato” e ciò che va ”curato e incentivato” e dovrebbe saper trasmettere alla gente questa differenza. Una maggiore fiducia nelle istituzioni presuppone una maggiore ricerca e diffusione della “verità”, non quella che fa comodo a pochi, ma quella che prescinde dagli interessi personali.

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42 commenti:

Renata ha detto...

Strana domanda. Strana perché sappiamo tutti che non è l'appartenenza che delinea l'efficienza, ma il soggetto. In qualsiasi settore. Avvocato,ingegnere, geometra, spazzino, medico, portalettere, badante,insegnante e via dicendo ... confermano che tutto è soggettivo. Ed è per questo che odio il plurale! Perchè non significa niente. Cosa penso del medico ? Del mio ! Del tuo? Di quale medico? Qui, più che in ogni altro campo ha significato il singolo.Al medico mi avvicino con cautela e speranza, ma saprò chi è DOPO averlo conosciuto veramente. Una caro saluto. muccina

ISOLE-GRECHE.com ha detto...

Ciao... ciao... ciao...
Anche se dalle mie parti piove... ti auguro buona Domenica!

Renata ha detto...

Una delle qualità essenziali del medico è l’interesse per l’uomo, in quanto il segreto della cura del paziente è averne cura". (Dr. Francis Peabody - XIX sec.)

Ho preso dal tuo post(che ho riletto) queste parole e sono convinta che contengano il segreto di un rapporto appagante e corretto.

Tu, che ti poni domande di questo tipo, sei un ottimo medico, proprio anche in funzione di ciò.

Vorrei che tu, fossi il mio medico. non voglio un medico. Vorrei te. muccina.

P.S. Dubitare di sé è un chiaro segno di intelligenza e di sensibilità.

Bruno ha detto...

è difficile dare giudizi.....spesso lo si fa per sentito dire e proprio per questo motivo, visto le notizie della sanità che ci giungono si fa un quadro generale non roseo..... è brutto e sbagliato generalizzare ma comunque sono convinto che ad ognuno il suo mestiere.......gli esempi che ho di amici e parenti, ripeto...mi sembra che tutto sia preso un po' "superficialmente" non tenendo conto che si ha a che fare con vite umane e non macchine..... per fortuna, mi auguro, esistano ancora i medici che prima di una professione seguono una missione, una vocazione ma penso siano veramente pochi.........
ciao Maurizio
da quel tanto che ho letto sul tuo blog, non ti conosco di persona, ma penso e mi auguro che tu sia uno di questi....ho la sensazione che la tua sia una missione/vocazione...ciao buona domenica

Anonimo ha detto...

Salve,
oggi è domenica e si finisce anche su blog che solitamente non sono quelli che ci interessano, così mi sono imbattuto su questo, e in particolare sono stato trattenuto dall'argomento interessante che questo post tratta.
Ho esitato a porre un commento, perchè l'argomento è tanto serio quanto vario, ho prestato davvero tanta attenzione e ne ho tratto una mia opinione che potrebbe anche essere sbagliata, ma nella quale io credo.
Non solo un medico, ma qualunque professione ai giorni nostri per essere svolta nel miglior4e dei modi, credo che debba essere portata fuori dalle istituzioni ed essere vissuta come libera professione, perchè seconfo me tutte le professioni importanti richiedono una creatività e una libertà, che penso sia impossibile esercitare in una istituzione senza scendere a troppi compromessi, ma soprattutto facendo correre il rischio di essere fagogitati da modelli di ggressività e competitività che la società in genere richiede a chiunque,ma che poco hanno a che fare con certe professioni. Quando i campi in cui questa competitività rischia di far fallire la funzione stessa della professione (come nel caso del medico, ma anche di un ingegnere,o altro) l'individuo che ha fatto la scelta di svolgere quella professione, deve avere il corasggio e le capacità di poter gestire la sua professione in proprio, in maniera tale di dettarsi da solo tempi e modi,e in questo caso dover rendere conto alla sua sola coscienza di non lasciarsi influenzare dai modelli di massa, da manie di arrivismo e di successo che niente hanno a che fare con la cura, o la progettazione come nel caso di altre professioni, quindi per svolgere umanamente certe attività a mio parere bisogna avere il coraggio di uscire dalla protezione delle istituzioni, non in quanto non devono esistere ma perchè sono esse stesse costrette a porsi troppi limiti.
Buon proseguimento
Roby

ANTONELLA ha detto...

tu la pensi così. ma oramai gli ospedali sono dele piccole aziende private e cercano di far quadrare il bilancio. molto spesso nascondono le loro incompetenze con modi di fare arroganti. baci

Alessandra ha detto...

La mia esperienza è che bisogna dar fiducia! ho avuto, come tutti, dei problemi di salute in famiglia e devo dire che ho trovato un 98% di professionisti competenti e con una bella carica di umanità! da parte nostra c'era cmq fiducia nel loro operato ... poi c'è stato il 2% di "fatti strani" legati, secondo me, al "credersi onnipotenti" e quindi al non accettare diagnosi fatte da esperti riconosciuti a livello europeo e alla mancanza di tempo ... a mio parere chi opera in ambulatori oncologici o cmq in determinati reparti ospedalieri ha talmente tanti pazienti e tante ore di lavoro alle spalle che diventa un automa e l'attenzione al paziente salta!

Un abbraccio caro

Alessandra

Gianna ha detto...

Maurizio caro,hai voglia di leggere il mio post sull'empatia?

Un abbraccio sincero!

Mammazan ha detto...

Ciao
Quando vedo il mio medico di base mi sento subito meglio, ma spesso devo essere io a richiedere esami particolari.
Ho saputo che ha avuto direttive precise a far fare pochi esami e a prescrivere medicine non costose... per cui!!
Devo dire anche che ho litigato con i medici in tutti gli ospedali in cui sono andata, vuoi per l'ostinazione a non voler cambiare terapia dopo 5 giorni di iniezioni(3 al dì e febbre a 40°, cambiata il giorno dopo) e in un'occasione a non voler neanche prendere in considerazione un esame prescritto da un altro professore che il medico in questione "non poteva soffrire"
Non credo di essere particolarmente litigiosa ma quando è il caso, anche ignorante qual sono,dico la mia...
Grazia

NP ha detto...

Ciao Mauri, ho appena letto il tuo commento sul mio blog, ebbene sì sono ancora ammalata e sono molto stanca.
Riguardo a quello che hai scritto qui sui medici potrei raccontartene molte ma la cosa che mi preme di più dire è che sulla mia pelle ho imparato che un buon medico deve assolutamente saper ascoltare e non essere presuntuoso.
Sono incappata i medici che nonostante sia stata mostrata loro con fatti l'errata diagnosi e cura continuavano ad andare avanti imperterriti a dire che la ragione era loro, altri che ti hanno tolto 10 anni di vita quando potevano dirti la stessa cosa con un pizzico di delicatezza in più.
A volte sembra che hanno a che fare con un bisonte da abbattere e non con persone da curare.
Sicuramente ci sono le classiche "lagne" fra i vs. pazienti ma c'è anche chi va dal medico per vedere di trovare una soluzione e non una ulteriore ferita.
Insomma chi più ne ha più ne metta, il semplice fatto che tu oggi ti sei posto questa domanda vuol dire noi fai parte di queste categorie, potrai anche sbagliare come facciamo tutti ma sicuramente con coscienza.
Un bacione e perdonami lo sfogo

Anna Righeblu ha detto...

Caro Maurizio, dal punto di vista etico, penso che un medico debba operare in coscienza, secondo un principio fondamentale: l'assunzione di responsabilità e l'impegno a prestare assistenza, in condizioni di libertà e autonomia da condizionamenti... ma la realtà, come sappiamo, è diversa, a prescindere dall'etica professionale personale.

Ciao e buon inizio di settimana

JANAS ha detto...

Eh! è molto difficile dare una risposta che vada bene per tutti!
Inutile dire che, anche nella mia personale esperienza mi sono trovata di fronte dei medici validi, a cui affidarsi con serena fiducia, a cui non mancavano intuito e professionalità ma il più delle volte, mi sono trovata con altri che al contrario, mi sono trovata mio malgrado a dover guidare nelle diagnosi, anche con una certa insistenza, perchè spesso secondo me stavano prendendo delle grosse cantonate, e questo non per presunzione, ma perchè spesso ai medici manca un pezzo principale ..che è la vita del malato! per esempio con l'allergia di mia figlia, la sua tosse, che la pediatra continuava a sostenere che fosse uno strascico dell'influenza..e io che ipotizzavo fosse allergia lei che nemmeno mi faceva finire la frase!
Beh era allergia...e io volevo dirle che uno strascico non si manifesta solo all'uscita di scuola mentre percorro i viali alberati e poi a casa sparisce!
(Allergica ai pollini del cipresso!... tre mesi per convincerla a prescrivermi le analisi)
..no perchè se mio marito e il medico del pronto soccorso mi avessero dato ascolto, che il pianto di mia figlia per una caduta non poteva essere così intenso e profondamente diverso da tutti i suoi soliti pianti, che se stava male in quel modo c'era qualcosa, e quella piccola protuberanza nel polso..forse stava ad indicare che qualcosa era rotto! ..ma medico e marito coalizzati a dire che io ero la solita mamma ansiosa, intanto però il polso era rotto per davvero! ...

Ma poi veramente hai scelto uno dei mestieri più difficili del mondo, per i quali oltre alla profonda passione, senso di responsabilità, ci vogliono due o tre grandi doti naturali, andare oltre le nozioni apprese, utilizzarle in modo flessibile, avere una buona capacità d'intuito, e una grande empatia che predispone all'ascolto e amare amare profondamente questo lavoro!!
Tu, mi sembra che queste qualità le hai, hai i giusti dubbi, la giusta sensibilità!
Mi rendo conto che non è per niente facile, anche perchè, a vedere tutta questa gente soffrire e mantenere la sensibilità, non portarsi a casa, tutto il dolere che si vede...non deve essere per niente per niente facile!
Ma dai c'è anche la soddisfazione di riuscire a guarire e far ritrovare la salute a chi l'ha persa!
Anch'io ti vorrei come medico..ahahahh ma non sono tanto sicura che tu mi vorresti come paziente...eheh! io sono una rompi che fa tante domande!!

JANAS ha detto...

ah! volevo dirti che tu ...devi con molta probabilità avere la mia stessa età o giù di li..
è da un po che ascolto la tua musica in sottofondo..è ho fatto un tufo nella mia adolescenza! Tutta musica di quel magico periodo!

Quor è ha detto...

Grazie per esserti iscritto al Candy. Buona fortuna!
In merito al tuo post, non ti conosco ma credo che se ogni medico, tanto più se affermato, avesse l'umiltà di porsi le domande ed i dubbi di cui parli, non ci sarebbe bisogno di sollevare il problema. E' tanto difficile comprendere che se un essere umano ha bisogno di un medico è perchè è malato e che la malattia lo spaventa, sia essa reale o psicosomatica?
Forse sarebbe d'aiuto a tanti aspiranti "dottori" un'attenta lettura de "La Montagna Incantata" di T. Mann. Io, l'ho letto durante la malattia di mio padre e ho capito il perchè di tanti suoi atteggiamenti! E ho capito anche che così come per consentire ad un uomo di andare nello spazio è necessario che superi una serie di tests psicoattitudinali, altro genere di tests sarebbe opportuno fargli superare per permettergli di entrare nello "spazio della malattia" o nello "spazio educativo", anch'esso importantissimo.

Unknown ha detto...

Ciao Maurizio e bentornato!
Le domande che ti e ci poni mi fanno capire che sei dotato della passione e della giusta motivazione che fanno di un medico un grande medico ... Con il mio medico di base ho un bel rapporto ... evito di stressarlo per le sciocchezze e, quando vado, mi ascolta e mi sa consigliare ... per quanto riguarda gli ospedali, in questi ultimi 2 anni ho avuto una conoscenza approfondita delle Molinette (azienda Osp. San Giovanni Battista di Torino) per un problemone di salute di mia mamma: ho trovato medici competenti, seri ed umani, che hanno preso in simpatia una donnina di 75 anni e l'hanno trattata con i guanti bianchi ... grazie a loro mia mamma sta combattendo, ma è ancora qui!
anzi, sai che somigli molto al chirurgo che l'ha operata ???
e poi ... gli Spandau Ballet ... che belli ... un abbraccio

digito ergo sum ha detto...

sono un informatico. mi piace la tecnologia; tutti noi usciamo di casa con in tasca più di tecnologia di quanta ne avessero a disposizione i primi uomini sulla luna.

ma guardo a "carta e penna", ai calamai, con un sorriso nostalgico.

guardo ai medici svegliati di notte con un tempaccio cane, guardo ai medici che salivano sull'auto ancora assonnati, che andavano da gente povera e davvero, con mezzi poco evoluti, salvavano vite. in cambio di una gallina. che poi, magari, eran tre mesi che mangiavano brodo e galline e non avevano i soldi per comprare scarpe nuove. guardo a quei medici lì e sorrido, nostalgico.

ti abbraccio

Anonimo ha detto...

B_giorno Dott,
rieccomi come sempre per il solito passaggio e volo..

Non ho voglia di parlare e scrivere sulla Salute, la cura, la professionalità degli addetti ai lavori..etc etc..
sto smaltendo un lutto, lo sai, fatico, arranco.

Non sarei obiettiva.

un abbraccio forte.

maria rosaria ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
maria rosaria ha detto...

articolo molto interessante. purtroppo non è sempre possibile instaurare un rapporto di fiducia e di stima reciproche, e questo è spesso condizionato, mi dispiae doverlo denunciare, anche da un fattore legato alla collocazione geografica.
"...il medico deve saper essere "neutro", e cioè essere privo di pregiudizi nei confronti del paziente che magari presenta stili di vita, attitudini e valori diversi da lui,..."
questo è più facile che si verifichi al nord italia, al contrario e molto di frequente, dal centro scendendo verso il sud, ci si può imbattere in situazioni in cui il rapporto è di totale distacco. immagino che le nuove generazioni siano più consapevoli di quanta importanza abbia un atteggiamento di disponibilità e di apertura verso il proprio paziente ed è auspicabile che sempre più medici conservino nel corso della loro carriera le qualità che li hanno spinti ad intraprenderla, prima fra tutte il grande senso di umanità e non ultima il grande coraggio.

*Giulia* ha detto...

Io ci lavoro con i medici..ci convivo ..di giorno e di notte..da anni!
Ne ho conosciuti di meravigliosi,pazienti,capaci,professionali...umani!
ma ne ho conosciuti altri..
Non posso generalizzare perchè le situazioni sono tante,le persone anche..
Spesso però si dimentica che dietro un camice c'è un essere umano con un proprio vissuto...alle volte in ogni paziente si rivive un dolore anche personale..e comunque per vivere la sofferenza giorno dopo giorno,per poter sopravvivere ci si deve allontanare anche con il cuore..
Non è così scontato come si crede..ma purtroppo lo devo ammettere,ci sono i camici bianchi..e ci sono quelli neri!
Ma il sorriso non deve mai mancare..alle volte è la miglior terapia!

Un abbraccio..

Giulia

lasettimaonda ha detto...

Caro Maurizio, che domanda spinosa, almeno per me.
Il rapporto che posso avere con un medico, in generale, è da parte mia del tutto normale.
Mi spiego: non ritengo che per il solo fatto che uno è un medico si debba occupare della mia salute, non mi permetterei mai di approfittare di un rapporto di amicizia o anche d semplice coscenza di un qualsvoglia professionista, per evere pareria go-go.
Anche perchè troppo spesso ho intuito che chi avevo di fronte era timoroso di questo tipo d comportamento, vista la mia situazione e svicolava,benchè nonmi sfiorasse nemmeno il pensiero...
Ho però magiato "pane e medici" per la maggior parte della mia vita ed ho iparato a capire chi ho davanti, spesso troppo tardi e l'ho pagata sulla mia pelle.
Ne ho visti tanti,l'arrampicatore o l'arrogante, l'incompetente presutuoso, lo scribacchino...ma conosco anche gente straordinaria, di un'umanità strabordante, colta e preparata, ben lontana dal "camicesvolazzante" e fonendo al collo, che fà tanto E.R.!!
E comunque un rapporto complesso, perchè implicitamente ci si aspetta qualcosa, è facile essere fraintesi, un " come stai?" detto dal medico, anche se amico, è diverso da quello chiesto da chiunque altro, inutile nasconderlo. E la risposta stessa non sarà uguale.
Inutile nascondere che ti senti un pò confortato se a chiedertelo è il medico al posto del commercialista...
Col proprio medico è tutto più semplice, se è una persona per bene e se non lo è...basta cambiare!Un saluto e buona settimana!Syl

lasettimaonda ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
lella ha detto...

ciao carissimo e bentornato!
Apprezzo moltissimo quello ke hai scritto,perkè si intuisce in modo kiaro e univoco ke ami la tua professione.
La tua come la mia,sono professioni ke devi sentire dentro,ke devi fare x passione ,ma purtroppo non è x tutti così.
Credo ke indipendentemente da come si pone un medico,sia importante come si pone anke l'assistito;conosco tanta gente ke si reca dal medico imponendogli quasi le prescrizioni,così come conosco medici così poco affabili e incompetenti ke continui a sperare di godere di ottima salute x non essere costretto di andare a consultarlo.
Con il mio ho un buon rapporto:siamo in sintonia, ama parlare con me con estrema gentilezza e ha saputo sempre consigliarmi al meglio.
Bacio
Lella

Mcloud ha detto...

* Renata: sei molto cara... davvero... ma , al di la della professione, è una vita che "cerco un centro di gravità permanente"...

* AmosGitai: benvenuto... grazie per essere diventato un lettore del mio blog...

* Bruno: concordo con chi ha scritto che la "coerenza" dovrebbe essere presente in tutte le professioni; e concordo anche con te quando parli di "superficialità" che spesso è prenente nei comportamenti di chi oprea nella sanità... bisognerebbe semplicemente riuscire a darsi la giusta priorità... con la consapevolezza dei porpri limiti di essere umano...

Mcloud ha detto...

* Anonimo: è vero, un medico dovrebbe essere capace di esercitare la propria professione, libero dai vincoli delle istituzioni, ma nella nostra società anche il medico, spesso, diventa un elemento dell'ingranaggio, ma questo non significa che non bisogna lottare per affermare ciò in cui si crede... Grazie del tuo passaggio e del commento.

* Antonella: è un momento difficile per tutte le realtà... compresa la sanità...

* Spesso, quando si ha a che fare con la sofferenza estrema... si possono sviluppare dei meccanismi di difesa... in questi casi il lavoro in "equipe" può salvarti e aiutarti a superare questi ostacoli... e poi resta sempre la nostra "coscienza" ad aiutarci...

Mcloud ha detto...

* Alessandra: ovviamente la risposta precedente era per te :-)

Mcloud ha detto...

* Stella: non l'ho trovato :-(

* Mammazan: Grazia... sei bella tosta... e fai bene...

* Nadia: mettersi in discussione aiuta sicuramente a guardare tutto con maggiore obiettività... quando ci si riesce...

Mcloud ha detto...

* Annarigheblu: l'assunzione di responsabilità è alla base dell'operato di un medico... così come è alla base dell'operato di molte altre professioni... un medico è sempre "libero" nel momento in cui decide di "curare"...

* JANAS: gli abbagli possono anche starci, l'importante è ammettere l'errore e ritornare sui propri passi... beh io ho 43 anni.... e molti dei brani risalgono alla mia adolescenza...

* Lamagagiò: Più che tests psicoattitudinali, io eliminerei le "caste" che tramandano, a prescindere da tutto, la laurea di padre in figlio... con tutto il rispetto per quei figli d'arte che meritano tutto ciò che riesdcono ad ottenere nella loro professione...

Mcloud ha detto...

* RED: affrontare la malattia insieme a persone che oltre ad offrirti una terapia ti offrono anche un pò di "serenità", almeno al momento di "confrontarsi" con le realtà ospedaliere... è tanto
Un abbraccio

* Digito: in quelle realtà, che forse da qualche parte esistono ancora, tutto assume un senso differente, ogni giorno... ma nel proprio piccolo, anche in realtà molto diverse, più "moderne" si può riprodurre qualcosa di simile... o lameno si può tentare di farlo...

* Luna_tica: un abbraccio grande a te....

Mcloud ha detto...

* Maria Rosaria Rossini: non so se sia un fenomeno "geografico"... penso più che altro che si tratti di un atteggiamento che dipende da vari fattori tra cui il proprio vissuto e il proprio "controllo" sull'IO, nell'accezzione peggiore del termine...
A presto :-)

* Alidiluna: grazie per il tuo pensiero... se chi fa il tuo lavoro si ponesse giornalmente con un atteggiamento positivo e "costruttivo" come fai tu,, molte cose andrebbero meglio...
Ricambio l'abbraccio...

* Lasettimaonda: è complesso... e spesso tutto deriva anche dalla predisposizione che ciascuno di noi ha verso l'altro, in base alla propria esperienza... ma comunque, la libertà di scelta che è data al "paziente" che può, dunque, decidere da chi farsi curare... è sacrosanta....

Mcloud ha detto...

* Lella: con il proprio medico alla fine forse si instaura un rapporto di fiducia che aiuta molto...

Kylie ha detto...

Dipende dalla situazione. Con il mio medico di base il rapporto è buono, quando ho avuto la ferritina a zero ci siamo fatti una risata perchè in tutta la sua carriera ero il suo primo caso.
Con il senologo va meglio perchè con la sua simpatia mi risolleva il morale ogni volta che io arrivo lì disperata per i miei 4 noduli troppo grandi in un seno troppo piccolo.

Un bacio

parolearia ha detto...

In questo periodo,purtroppo, frequento l'ambiente medico-ospedaliero qusi quotidianamente. Sarà la fortuna ma sono seguita da tutti con un'umanità eccezionale, attenzione e calore. C'è in giro di inter-informazione tra i vari medici che si occupano di me, che nemmeno speravo esistesse !!
questo mi aiuta a meglio accettare il difficile possibile ma ancora non certo iter medico che dovrò affrontare forse a breve....
un abbraccio

Anonimo ha detto...

B_giorno Dott,
eccomi presente,
grazie per la buona Notte..
lo sai bene che per Te non sono mai arrabbiata, sei una boccata di aria fresca, sana...
Un gran bel Volo.

bacio.

Gianna ha detto...

Maurizio,vai al 3 ottobre.

sunflower ha detto...

ciao caro Maurizio...scusa se sono stata un po' assente sul tuo blog...tutte quelle ferie da finire...e mi mancano ancora 11 giorni:)
penso che davvero la capacità di ascoltare e comunicare siano doti fondamentali, ma spesso carenti aimè...speriamo che le cose milgiorino...bisogna sempre sperare...buona serata e a presto da Emi

Unknown ha detto...

Maurizio buona sera, ho letto il tuo post due volte in due occasioni diverse ripromettendomi di tornare con tutta calma per lasciare una risposta intelligente al tuo post intelligente... Niente da fare; sia per la calma che per l'intelligenza. Non me ne volere; sappi che l'ho apprezzato molto e mi ha fatto riflettere. Forse tornerò tra qualche settimana a rileggerlo e forse la terza sarà quella buona. Ma che non sia una scusa per non aggiornare fino ad allora. Non vale il trucchetto!!! Una buona, ottima serata a te!

Vale ha detto...

Io vorrei qualcuno di cui fidarmi..

Mcloud ha detto...

* Kylie: sei troppo forte....

* Parolearia: riuscire a trasmettere un pò di serenità ad una persona che vive "la malattia" e un briciolo di "determinazione" per affrontare la propria condizione nel modo migliore, penso che rappresenti già un'ottima terapia...
Grazie... un abbraccio

* Luna_tica: mi fa piacere sentirlo... :-)
Un bacio

* Stella: OK

* Emi: ma ste ferie quando finiscono? :-) Un abbraccio a te

* Sempre Fata: sono contento che tu sia passata a lasciare una traccia di te... a prescindere da tutto...

* Stellavale: è una condizione molto comune, sai? Non solo quando si parla di medici, ma in genere... anch'io vorrei potermi fidare di più delle persone, forse perchè molte delusioni ti segnano...
Un abbraccio

Marie Claire ha detto...

ciao dottò,
hai dato una sferzata autunnale all'estetica della tua pagina virtuale...Mi piace!!!!

Un saluto e a presto

AnnaGi ha detto...

nella mia vita ho imparato a familiarizzare molto presto con termini quali "malattia" (e successivamente con la parola incurabile), "ospedale", "primario", "sala operatoria", "dottor tale", "dottor Tizio", "medicine ad orario"...
Crescendo ho fatto i conti con la realtà vera... non ne ho più sentito solo parlare, c'ho sbattuto il muso contro.
Contro a cosa? A strutture sanitarie ove esiste personale medico (e non) che non ti fila nemmeno se preghi in aramaico antico, che si degna di darti informazioni solo se scopre che lavori in Tribunale (chissà perchè)
Ricordo che passai una nottata al Pronto soccorso (dalle 5 del mattino alle 13 circa del giorno dopo) senza riuscire a carpire un'info sullo stato di salute di mia madre, tutti erano sfuggenti e io non sapevo nemmeno se era viva o no.
Che rapporto ho con i medici?
Beh... quelli delle strutture ospedaliere- di alcune strutture - li EVITO ACCURATAMENTE.
Ma nonostante tutto posso affermare che alla fine dei conti ho incontrato (nel marasma generale) almeno un paio di medici "ANGELI" che sono stati capaci di prendersi a cuore la malatti del paziente che gli era stato affidato (un po' come descrivi tu).
Uno di questi è un medico che non finirò mai di ringraziare per come ha curato e sta curando mia madre e se oggi lei è qui con me lo devo a lui e a nessun altro.
Che ha fatto? Non lo so. Era precedentemente in cura da un altro e lui lo abbiamo conociuto per caso (finita nel suo reparto a causa del solito problema di mancanza di posti letto nell'ospedale in cui si trovava)... pensa, è pure un medico giovane, forse addirittura mio coetaneo.
Sono stata piacevolmente colpita dall'approccio che ha con i pazienti ed anche con i familiari, credo che lui sia davvero uno di quei medici che svolge il proprio lavoro per passione, come una missione...

Mcloud ha detto...

* Maria Chiara: rinnovamento estetico...ormai parto sempre dalle cose più fattibili... in questo caso il blog :-)
Un abbraccio

* AnnaGi: la tua esperienza, è l'esperienza di chi ha toccato la sofferenza con mano... e forse, al di là delle persone sbagliate che hai incontrato nella tua ricerca della giusta TERAPIA, hai imparato a conoscere meglio l'essere umano in genere... anche se so che questo in molti casi è una magra consolazione...
Comunque, mi fa piacere sapere che alla fine hai incontrato qualcuno che ti ha trasmesso fiducia e che ha saputo "operare" nel modo più giusto...
Una dolce notte