
Vi ricordate il film con Jim Carrey “Bugiardo Bugiardo”?
Rappresentazione “cinematografica” della bugia, e delle sue conseguenze. Sceneggiatura della completa slatentizzazione della tendenza alla menzogna che è in ogni essere umano. Argomento che fu già di un’opera di Goldoni, e elemento portante del Pinocchio di Collodi.
A chi di voi non è capitato almeno una volta nella vita di mentire? Forse più di una volta. Spesso piccole bugie, quelle che aiutano a tirarsi fuori dall’imbarazzo di una situazione che non si sa gestire, quelle dette per non addossarsi piccole e grandi responsabilità, quelle dette per evitare una lite con il proprio partner…. magari solo per evitare di dare spiegazioni, o anche quelle dette per vantarsi di qualcosa che ci fa apparire “migliori”.
La bugia nasce come comportamento “infantile”, o meglio, vicino all’elaborazione del bambino, che, per natura, non è bugiardo, o, quanto meno, lo è molto meno dell’adulto, perché non ha sovrastrutture costruite, ma ha un’organizzazione emotiva e mentale molto più semplice di quella dell’adulto. Le bugie sono comportamenti che consentono di negare la realtà, consentono di “mascherare” le debolezze del carattere, i pensieri inconfessabili.
Il bugiardo si nasconde dietro una menzogna in modo simile al bambino che, portato allo scoperto, nega dicendo “non sono stato io”.
Ma differente è il “mentire” di chi ricorre alla menzogna, alla negazione della realtà, in modo continuativo, a volte arrivando a costruire una doppia identità.
La "bugia patologica”, la bugia come bisogno “inevitabile” nelle relazioni, è spesso il sintomo di un vero disagio psichico, che viene spesso negato da chi ne soffre.
In psicologia si parla di “bugiardi patologici” e “bugiardi compulsivi”.
Il BUGIARDO PATOLOGICO mente incessantemente per cercare di ottenere qualcosa, senza dare troppa importanza alle conseguenze che questo comportamento può avere sugli altri, fossero anche “solo” conseguenze emotive. In questo caso l’abitudine alla menzogna rappresenta un meccanismo per affrontare la realtà, che, spesso, ha radici nell’infanzia ed è associato ad altre problematiche psicologiche. Questa tipologia di bugiardo in genere è una persona che tende a “manipolare” la realtà e gli altri, egocentrico, e poco disponibile ad “empatizzare” con le altre persone.
Nel BUGIARDO COMPULSIVO, invece, la menzogna non è messa in atto per raggiungere un fine specifico, ma semplicemente per abitudine e, soprattutto, perché da alla persona un senso di benessere maggiore rispetto al racconto ed all’interpretazione della realtà. Dire la verità per queste persone diventa un’impresa psicologicamente difficile, così mentono su qualsiasi cosa. La bugia compulsiva in genere si sviluppa nell’infanzia e in ambienti familiari in cui la menzogna è necessaria. Questo tipo di bugiardo, diversamente dal precedente, non è manipolativo o almeno non lo è apertamente. La bugia diventa una risposta automatica ed irrefrenabile, compulsiva appunto.
Questa distinzione ha un significato puramente “tecnico”, ed i confini tra una tipologia e l’altra sono molto sottili. Possono più che altro servire allo psicologo o allo psichiatra che arrivano a “trattare” questi individui.
La bugia patologica dunque, può essere interpretata come una “difesa”, una “corazza” contro una realtà percepita come “inaccettabile”; l’individuo che mente in modo cronico, spesso lo fa per esorcizzare una infanzia difficile, o episodi gravi che hanno segnato la sua vita, oppure per “punire” gli altri, così come il bambino che, oltre che per la “paura” del giudizio dei genitori, spesso mente per “punirli”, perché non si sente accettato e compreso.
Nel profondo i bugiardi soffrono per l’angoscia di separazione dai genitori e dalle figure che li sostituiranno nella vita adulta.
È proprio la paura di perdere la loro approvazione che li spinge a mentire, come se sentissero di non poter essere accettati per ciò che sono, o per fuggire al fallimento di una identità MAI TROVATA, o PERSA strada facendo, per cui pongono in essere una personalità “alternativa” che sostituisca e “annulli” quella mai trovata o “fallita” in precedenza.
Quest’ultimo aspetto è ben rappresentato nella cosiddetta “pseudologia (appunto, bugia) fantastica”, cioè la menzogna che “stravolge” completamente la realtà, creandone a volte una parallela; in questi casi, il ruolo “difensivo” della bugia è rappresentato dalla negazione di una realtà spiacevole che viene sostituita con realtà migliori, creando delle vere e proprie "screen memories" (memorie schermo).
In questi individui, la menzogna costruisce una realtà inviolabile, spesso costruita nei minimi particolari, nella quale la personalità trova una sorta di “appagamento” e l'identità soggettiva non è a rischio e protegge il vero IO dalle intrusioni e violazioni.
Mentre può sembrare che ci sia della creatività nelle fantasie, l'esperienza del paziente è fondamentalmente schizoide e dissociativa. Il mantenimento della pseudologia fantastica implica stati altalenanti di “onnipotenza” e senso di “completo controllo”. La realtà esterna è negata da un mondo interno affascinante, seducente ed eccitante nel quale tutto è possibile.
Il rifiuto della realtà esterna può essere estremizzato tanto da “svalutare” del tutto parti del mondo esterno e dell'esperienza soggettiva. Gli oggetti esterni sono a tal punto considerati "cattivi", che il mentire è ciò che meritano, è la giusta modalità di rapportarsi con loro.
La vita con un bugiardo cronico è difficile, ma fingere di non vedere non ha senso. Piuttosto è meglio cercare di “focalizzare” il problema a fondo e trovare una soluzione. Ci sono alcuni comportamenti “tipici”dei bugiardi patologici:
1) mentono quasi sempre, anche quando non è “necessario”;
2) sono impazienti;
3) tendono a manipolare gli altri lusingandoli, o facendo leva sul senso di colpa o altro;
4) sono incapaci di legami affettivi maturi;
5) sono intolleranti alle critiche;
6) hanno la sensazione che tutto sia loro dovuto e non provano rimorsi.
Quando la “menzogna” assume i caratteri patologici, e quando si rende necessario il ricorso a supporti terapeutici, uno dei principali problemi è quello di portare la persona interessata alla consapevolezza del problema. La persona che mente patologicamente ha internalizzato da così tanto tempo il meccanismo della menzogna che riesce a conviverci in modo equilibrato e difficilmente percepisce il suo modo di fare come patologico. Il primo passo è quindi l’autoconsapevolezza. In seconda battuta va sottolineato che, come ogni altro comportamento che offre comfort e fuga dallo stress, la menzogna può creare “dipendenza” ed è quindi un comportamento difficile da estirpare.
A rendere ancora più complicata la situazione, si può aggiungere che spesso il quadro di bugia patologica è la punta dell’iceberg, uno degli aspetti più evidenti di un più ampio e pervasivo disturbo di personalità, in genere narcisistico o borderline.
Lo psichiatra che ha in cura un paziente con queste problematiche non deve sottovalutare i possibili risvolti medico-legali connessi. Pensiamo ad esempio alle notevoli implicazioni giuridiche che possono derivare da testimonianze o denunce prodotte da pazienti che presentano questo tipo di disturbo. Nelle situazioni in cui la c’è un forte squilibrio nella percezione della realtà, ci possono essere atteggiamenti deliranti, con rabbia, impulsività e propensione alla proiezione che possono portare ad accuse del tutto infondate su terze persone. E in alcuni pazienti (quelli definiti “borderline”) le accuse ed i racconti possono essere particolarmente convincenti nella loro versione distorta o mendace.
Insomma, qualche bugia è tollerabile, compatibilmente con quello che ci dice la nostra coscienza…. Senza esagerare però eh?
A proposito.... quanti bugiardi compulsivi conoscete?
Rappresentazione “cinematografica” della bugia, e delle sue conseguenze. Sceneggiatura della completa slatentizzazione della tendenza alla menzogna che è in ogni essere umano. Argomento che fu già di un’opera di Goldoni, e elemento portante del Pinocchio di Collodi.
A chi di voi non è capitato almeno una volta nella vita di mentire? Forse più di una volta. Spesso piccole bugie, quelle che aiutano a tirarsi fuori dall’imbarazzo di una situazione che non si sa gestire, quelle dette per non addossarsi piccole e grandi responsabilità, quelle dette per evitare una lite con il proprio partner…. magari solo per evitare di dare spiegazioni, o anche quelle dette per vantarsi di qualcosa che ci fa apparire “migliori”.
La bugia nasce come comportamento “infantile”, o meglio, vicino all’elaborazione del bambino, che, per natura, non è bugiardo, o, quanto meno, lo è molto meno dell’adulto, perché non ha sovrastrutture costruite, ma ha un’organizzazione emotiva e mentale molto più semplice di quella dell’adulto. Le bugie sono comportamenti che consentono di negare la realtà, consentono di “mascherare” le debolezze del carattere, i pensieri inconfessabili.
Il bugiardo si nasconde dietro una menzogna in modo simile al bambino che, portato allo scoperto, nega dicendo “non sono stato io”.
Ma differente è il “mentire” di chi ricorre alla menzogna, alla negazione della realtà, in modo continuativo, a volte arrivando a costruire una doppia identità.
La "bugia patologica”, la bugia come bisogno “inevitabile” nelle relazioni, è spesso il sintomo di un vero disagio psichico, che viene spesso negato da chi ne soffre.
In psicologia si parla di “bugiardi patologici” e “bugiardi compulsivi”.
Il BUGIARDO PATOLOGICO mente incessantemente per cercare di ottenere qualcosa, senza dare troppa importanza alle conseguenze che questo comportamento può avere sugli altri, fossero anche “solo” conseguenze emotive. In questo caso l’abitudine alla menzogna rappresenta un meccanismo per affrontare la realtà, che, spesso, ha radici nell’infanzia ed è associato ad altre problematiche psicologiche. Questa tipologia di bugiardo in genere è una persona che tende a “manipolare” la realtà e gli altri, egocentrico, e poco disponibile ad “empatizzare” con le altre persone.
Nel BUGIARDO COMPULSIVO, invece, la menzogna non è messa in atto per raggiungere un fine specifico, ma semplicemente per abitudine e, soprattutto, perché da alla persona un senso di benessere maggiore rispetto al racconto ed all’interpretazione della realtà. Dire la verità per queste persone diventa un’impresa psicologicamente difficile, così mentono su qualsiasi cosa. La bugia compulsiva in genere si sviluppa nell’infanzia e in ambienti familiari in cui la menzogna è necessaria. Questo tipo di bugiardo, diversamente dal precedente, non è manipolativo o almeno non lo è apertamente. La bugia diventa una risposta automatica ed irrefrenabile, compulsiva appunto.
Questa distinzione ha un significato puramente “tecnico”, ed i confini tra una tipologia e l’altra sono molto sottili. Possono più che altro servire allo psicologo o allo psichiatra che arrivano a “trattare” questi individui.
La bugia patologica dunque, può essere interpretata come una “difesa”, una “corazza” contro una realtà percepita come “inaccettabile”; l’individuo che mente in modo cronico, spesso lo fa per esorcizzare una infanzia difficile, o episodi gravi che hanno segnato la sua vita, oppure per “punire” gli altri, così come il bambino che, oltre che per la “paura” del giudizio dei genitori, spesso mente per “punirli”, perché non si sente accettato e compreso.
Nel profondo i bugiardi soffrono per l’angoscia di separazione dai genitori e dalle figure che li sostituiranno nella vita adulta.
È proprio la paura di perdere la loro approvazione che li spinge a mentire, come se sentissero di non poter essere accettati per ciò che sono, o per fuggire al fallimento di una identità MAI TROVATA, o PERSA strada facendo, per cui pongono in essere una personalità “alternativa” che sostituisca e “annulli” quella mai trovata o “fallita” in precedenza.
Quest’ultimo aspetto è ben rappresentato nella cosiddetta “pseudologia (appunto, bugia) fantastica”, cioè la menzogna che “stravolge” completamente la realtà, creandone a volte una parallela; in questi casi, il ruolo “difensivo” della bugia è rappresentato dalla negazione di una realtà spiacevole che viene sostituita con realtà migliori, creando delle vere e proprie "screen memories" (memorie schermo).
In questi individui, la menzogna costruisce una realtà inviolabile, spesso costruita nei minimi particolari, nella quale la personalità trova una sorta di “appagamento” e l'identità soggettiva non è a rischio e protegge il vero IO dalle intrusioni e violazioni.
Mentre può sembrare che ci sia della creatività nelle fantasie, l'esperienza del paziente è fondamentalmente schizoide e dissociativa. Il mantenimento della pseudologia fantastica implica stati altalenanti di “onnipotenza” e senso di “completo controllo”. La realtà esterna è negata da un mondo interno affascinante, seducente ed eccitante nel quale tutto è possibile.
Il rifiuto della realtà esterna può essere estremizzato tanto da “svalutare” del tutto parti del mondo esterno e dell'esperienza soggettiva. Gli oggetti esterni sono a tal punto considerati "cattivi", che il mentire è ciò che meritano, è la giusta modalità di rapportarsi con loro.
La vita con un bugiardo cronico è difficile, ma fingere di non vedere non ha senso. Piuttosto è meglio cercare di “focalizzare” il problema a fondo e trovare una soluzione. Ci sono alcuni comportamenti “tipici”dei bugiardi patologici:
1) mentono quasi sempre, anche quando non è “necessario”;
2) sono impazienti;
3) tendono a manipolare gli altri lusingandoli, o facendo leva sul senso di colpa o altro;
4) sono incapaci di legami affettivi maturi;
5) sono intolleranti alle critiche;
6) hanno la sensazione che tutto sia loro dovuto e non provano rimorsi.
Quando la “menzogna” assume i caratteri patologici, e quando si rende necessario il ricorso a supporti terapeutici, uno dei principali problemi è quello di portare la persona interessata alla consapevolezza del problema. La persona che mente patologicamente ha internalizzato da così tanto tempo il meccanismo della menzogna che riesce a conviverci in modo equilibrato e difficilmente percepisce il suo modo di fare come patologico. Il primo passo è quindi l’autoconsapevolezza. In seconda battuta va sottolineato che, come ogni altro comportamento che offre comfort e fuga dallo stress, la menzogna può creare “dipendenza” ed è quindi un comportamento difficile da estirpare.
A rendere ancora più complicata la situazione, si può aggiungere che spesso il quadro di bugia patologica è la punta dell’iceberg, uno degli aspetti più evidenti di un più ampio e pervasivo disturbo di personalità, in genere narcisistico o borderline.
Lo psichiatra che ha in cura un paziente con queste problematiche non deve sottovalutare i possibili risvolti medico-legali connessi. Pensiamo ad esempio alle notevoli implicazioni giuridiche che possono derivare da testimonianze o denunce prodotte da pazienti che presentano questo tipo di disturbo. Nelle situazioni in cui la c’è un forte squilibrio nella percezione della realtà, ci possono essere atteggiamenti deliranti, con rabbia, impulsività e propensione alla proiezione che possono portare ad accuse del tutto infondate su terze persone. E in alcuni pazienti (quelli definiti “borderline”) le accuse ed i racconti possono essere particolarmente convincenti nella loro versione distorta o mendace.
Insomma, qualche bugia è tollerabile, compatibilmente con quello che ci dice la nostra coscienza…. Senza esagerare però eh?
A proposito.... quanti bugiardi compulsivi conoscete?
"Non vi è nulla di nascosto che non debba essere rivelato. Né cosa segreta che non venga alla luce".
Vangelo di Matteo, 10:6
Vangelo di Matteo, 10:6
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